31 Dicembre 2023, 21:09
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Un discorso drammatico, tra l’incombenza di una palpabile angoscia collettiva e la necessità di sperare, di non rassegnarsi. Il mondo è in fiamme, l’Italia attraversa un momento che presenta molti aspetti critici, Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel tradizionale messaggio di fine anno, ammonisce tutti contro l’odio e l’abitudine all’orrore, indicando la strada della pace – concreta e visibile, non retorica. Perché la guerra “genera un odio”, appunto, che è destinato a sedimentarsi e a durare.
“Non possiamo distogliere il pensiero da quanto avviene intorno a noi – ecco uno dei passaggi cruciali -. Nella nostra Italia, nel mondo. Sappiamo di trovarci in una stagione che presenta tanti motivi di allarme. E, insieme, nuove opportunità. Avvertiamo angoscia per la violenza cui, sovente, assistiamo: tra gli Stati, nella società, nelle strade, nelle scene di vita quotidiana. È indispensabile fare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità di pace. Parlare di pace, oggi, non è astratto buonismo. Al contrario, è il più urgente e concreto esercizio di realismo, se si vuole cercare una via d’uscita a una crisi che può essere devastante per il futuro dell’umanità”.
Le parole del Presidente, come accade, toccano diversi punti dolenti. Ma l’intenzione è sempre quella di una pedagogia che spinga alla consapevolezza. Impossibile eludere gli strappi atroci dei femminicidi: “Vorrei rivolgermi ai più giovani. Cari ragazzi, ve lo dico con parole semplici: l’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore – quello vero – è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità”.
Fra le tante crepe avvertite dal Capo dello Stato palermitano, con la sua sensibilità umana e politica, ci sono forse degli scricchiolii nel tessuto connettivo che regge una comunità democratica, per ignavia o per assuefazione. Ecco il suo appello: “Viviamo un passaggio epocale. Possiamo dare tutti qualcosa alla nostra Italia. Qualcosa di importante. Con i nostri valori. Con la solidarietà di cui siamo capaci. Con la partecipazione attiva alla vita civile. A partire dall’esercizio del diritto di voto. Per definire la strada da percorrere, è il voto libero che decide. Non rispondere a un sondaggio, o stare sui social”. Un monito anche a non disumanizzare il contesto con scappatoie e intelligenze artificiali che a poco serviranno, se non metteranno la persona umana al centro dei loro meccanismi.
Un messaggio forte, non rasserenante, con punte drammatiche. Che schiude, tuttavia, la strada della speranza. Il Presidente ha visto i giovani impegnarsi, nei cataclismi, scendere in campo. Ha notato la dignità profonda del dolore. Ecco perché la sua ultima frase è l’appello che invita a non rassegnarsi: “Uniti siamo forti”.
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31 Dicembre 2023, 21:09