Il dolore di Totò, sindaco buono

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26 Novembre 2011, 08:36

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Il dolore degli uomini di ferro, dei metalmeccanici, si concentra come un grumo di spasimi nella faccia di Totò. Osservatelo bene, più che un video è un quadro in movimento. E’ Guernica sul lungomare di Termini. E’ il tic della devastazione che si annida negli angoli della bocca, nelle rughe, nel saltellare delle pupille. Le parole tentano di moderare ciò che il corpo non sa nascondere. L’anima esce a fior di labbra da Totò. Totò è Salvatore Burrafato, sindaco di Termini Imerese, il primo cittadino del deserto. Figlio di Antonino, vice-brigadiere penitenziario dei Cavallacci, assassinato per uno “sgarro”, cioè per un’onesta applicazione del regolamento, che offese un celebre cattivo del calibro di Leoluca Bagarella.

I Burrafato devono per destino misurarsi con una storia collettiva, assai più grande di loro. Antonino fu assassinato il 29 giugno del 1982, proprio mentre si giocava Italia-Argentina al Mundial. L’urlo di Tardelli. La gioia di Cabrini. Il gol della bandiera di Passarella. Il rantolo di Antonino Burrafato, massacrato per strada. E adesso il volto di Salvatore, “Totò”, che si coagula e coincide con la tragedia del suo popolo. Il suo singhiozzo accennato, immerso nelle lacrime di tutti.

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Hanno un bel dire gli altri. Dicono che questa, sotto sotto, sia una tragedia di cartapesta. Li sistemeranno. Li ricollocheranno gli operai, vedrete. La crisi è matrigna però non malvagia. In fondo, nessuno è mai morto di fame. Nel frattempo, i dipendenti dell’indotto sono già sul lastrico, senza garanzie. Molti di loro dovranno ricominciare a farsi largo all’età in cui – nelle famose epoche d’oro – si cominciava a pensare alla pensione e alla serenità. Altri piangono e si disperano tra le macerie della fabbrica crollata. Pareva impossabile che accadesse. Sulla scena campeggia Totò il buono. Suo padre Antonino gli portava caramelle dolcissime alla fine del turno in carcere. Nel giorno di Italia-Argentina, Totò le aspettò a lungo. Ora ha la stessa faccia di allora. Il colore di un’attesa che perde la speranza per ogni secondo che passa.

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26 Novembre 2011, 08:36

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