Il doppio volto di San Berillo |Rione transennato e pusher liberi

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21 Novembre 2015, 07:01

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CATANIA. Non si sono dovuti nemmeno preoccupare di spostare il loro angolo dello spaccio. A pochi metri dai palazzi crollati di San Berillo, in quel quadrilatero tra via Pistone e via Ciancio, si continua a vendere stecchette.Non sorprende di certo che tra le strade del “red light district” catanese piccoli pusher abbiano trovato spazio per le loro attività illecite. E la cronaca che si legge nei mattinali di polizia e carabinieri racconta di continui arresti di pusher in quel crocevia così vicino al salotto buono di Catania. Lo spaccio di marijuana a San Berillo sarebbe un fenomeno distinto da quello degli altri rioni di Catania: fonti investigative parlano di una gestione in mano a gang gambiesi. E non ci sono orari per lo spaccio, anche di giorno si notano i movimenti inequivocabili dei pusher. Fermi a fumare: ogni tanto qualche scooterista passa, si ferma, c’è uno scambio veloce e poi riparte. L’odore acre di “erba” arriva alle narici, mentre tra le parole in una lingua straniera si sente distintamente pronunciare “marijuana”. “All’inizio creavano confusione – racconta una lucciola – ma ora si mettono in un angolo e lavorano senza dare fastidio”. A pochi metri dalla casa “dell’amore”, si notano i mucchietti di mozziconi di sigaretta accumulati in un angolo. Ricordo del turno di spaccio appena finito.

Uomini fermi agli angoli di via PIstone

I palazzi crollati e abbandonati del quartiere a luci rosse, inoltre, sono un perfetto nascondiglio per lo stupefacente. E’ nel degrado che si foraggia il crimine. Alle azioni di polizia a San Berillo, dunque, bisogna aggiungere l’impronta delle istituzioni con azioni mirate di riqualificazione e un progetto serio di sviluppo della zona. Le ordinanze interdittive di sicurezza possono solo essere un intervento tampone. Il cedimento in via Pistone era prevedibile e sono decine i palazzi a rischio crollo.

Case che necessitano di opere di messa in sicurezza. Un’omissione contemplata come reato dall’articolo 677 del codice penale. Dal Comune è già scattato una sorta di censimento degli edifici. “Abbiamo individuato un comparto e i relativi proprietari – afferma l’assessore Luigi Bosco – e stiamo predisponendo un’ordinanza per obbligarli alla messa in sicurezza. In caso non ottemperassero, con il tavolo prefettizio, si procederà in danno o attraverso il ricorso agli articoli di legge”.

Intanto, però, monta la preoccupazione tra gli abitanti del quartiere. Non i residenti – molti sono abusivi – ma chi vive tra le viuzze che hanno resistito allo sventramento degli anni Cinquanta da quel dì. Lucciole, prevalentemente, ma non solo. San Berillo pullula di vita, a differenza di quanto potrebbe sembrare, soprattutto leggendo i recenti articoli di cronaca. E non solo per la prostituzione, storica, e lo spaccio, senz’altro fenomeno più recente.

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Il cartello su uno dei portoni

Non tutto è abbandonato. Non solo i bassi, dove lavorano le squillo o dove qualche artigiano ha mantenuto la bottega, ma anche i palazzi. La targa di uno studio legale fa bella mostra di sé su un muro di una delle vie del rione, un cartello su un portone, non troppo lontano “comunica” che il palazzo in questione “non è abbandonato”.

C’è vita a San Berillo. Quella di chi, nonostante le transenne, continua a entrare e uscire dagli edifici dove, magari, abitava fino a qualche giorno fa. Anche quella delle numerose associazioni che lavorano assiduamente per eliminare la nomea di zona degradata e riqualificare un’area simbolo della città, della sua storia passata e recente. Un lavoro che adesso si teme venga interrotto. La chiusura dell’area riqualificata di fronte al museo Reba – al quale, invece, è ancora possibile accedere, dà la misura del pericolo che quanto fatto in questi anni possa andare perduto. A che scopo poi.

Capire quanto successo, le responsabilità di chi ha permesso il degrado, ma soprattutto, cosa succederà del cuore storico di Catania, quali le intenzioni dell’amministrazione, gli scopi dell’assemblea pubblica convocata indetta dalla Casa di Quartiere “Comefa” di cui il Comitato è promotore insieme al Circolo Arci Melquiades e Circolo Faber, per domenica mattina. “La storia beffardamente si ripete, sembra non insegnare niente – affermano – ma qui in gioco c’è anche il futuro del centro storico di Catania, delle sue bellezze architettoniche, che ad ogni piè sospinto vengono ricordate per attrarre nuovi turisti perché il barocco è il “prodotto” che possiamo vedere meglio”.

 

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21 Novembre 2015, 07:01

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