03 Dicembre 2012, 13:31
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CATANIA. “Muoiono i servizi sociali: muore Catania” lo striscione che i lavoratori socio assistenziali espongono da settimane in Piazza Università fotografa perfettamente quanto il problema sia spinoso e decisivo per la comunità tutta. Il lavoro di cura che gli operatori svolgono ogni santo giorno (non retribuito da otto mesi) è una risorsa fondamentale. Lo sanno bene gli ospiti delle strutture che alle spalle hanno percorsi di vita difficili e che nel servizio in questione trovano molto di più di un tetto sulla testa e di un pasto caldo. Basta andare a curiosare dentro una di queste strutture per toccare con mano il senso profondo del lavoro di cura delle operatrici e della grande umanità che gli ospiti ritrovano nei centri. Questa è ad esempio l’atmosfera che si respira a Villa Teresa in pieno Corso delle Province. Le storie sono tante, tutte ugualmente significative. C’è chi ha trascorso buona parte della propria vita dormendo in macchina o sui marciapiede tanto da trovare difficoltà ad abituarsi al letto fornito dalla struttura. Qualcuno ha passato anni spostandosi da un centro all’altro passando dalla Caritas, c’è chi si è ritrovato sul lastrico, chi è stato in carcere. Questi uomini e queste donne trovano nel centro una sorta di casa. C’è chi fa una vita totalmente autonoma e chi, come i malati di Alzheimer necessita di assistenza ventiquattro ore su ventiquattro. La signora Cristina è un po’ la pasionaria del gruppo: “La direttrice si prodiga per noi come se fossimo i suoi figli e le operatrici per noi sono come sorelle, amiche, mamme, noi stiamo bene con loro, ci fanno la doccia e ci danno da mangiare”. “Abbiamo un pasto perché mettono i soldi di tasca loro visto che il Comune non paga”. Vincenzo ha fatto il compleanno da poco, ci tiene a raccontare che ha festeggiato insieme agli altri, ma ci tiene soprattutto a dire: “rischio di finire per strada a sessantacinque anni”. La sua pratica è infatti di difficile gestione e al momento è “ospite” a Villa Teresa nel vero senso del termine, non sa dove andare.
Ma anche il silenzio di due anziane signore, praticamente immobili, è eloquente. Si tratta di donne malate di Alzheimer non autosufficienti che necessitano di una assistenza continua da parte delle operatrici. E poi c’è Salvo che dopo qualche reticenza ammette di essere stato in carcere e provocatoriamente afferma:“ci vogliono portare di nuovo a delinquere? E poi voi giornalisti scrivete che la criminalità aumenta”. La domanda in effetti sorge spontanea: se dovesse saltare tutto il sistema dei servizi sociali, che fine farebbero gli utenti?
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03 Dicembre 2012, 13:31