Lentini, il duplice delitto alla Piana: parla il guardiano - LiveSicilia

Il duplice delitto alla Piana: il guardiano racconta la notte di sangue

Una confessione in piena regola. Ma a sparare sarebbero stati in tre.
CORTE D'ASSISE SIRACUSA
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SIRACUSA – È stata forse l’udienza più importante del dibattimento che si sta celebrando davanti alla Corte d’Assise di Siracusa. Il processo è quello sul tragico duplice omicidio della piana di Catania, avvenuto ormai due anni fa. Quando ancora il covid sembrava un problema di altri. Tra gli agrumeti di quei latifondi a pochi chilometri dalla base militare di Sigonella sono stati ammazzati a fucilate Massimo Casella e Agatino Saraniti. Ed è stato ferito Gregorio Signorelli, riuscito a fuggire e a chiamare qualcuno per farsi venire a prendere e portare in ospedale a Catania. I cadaveri del 19enne Agatino e di Casella (compagno della madre del ragazzo) sono stati trovati il giorno dopo dai familiari, che sono partiti da Librino verso Lentini quando non hanno visto tornare i due dalla ‘raccolta di arance’.

Oggi è stata la volta di esaminare gli imputati: alla sbarra ci sono i guardiani Giuseppe Sallemi e Luciano Giammellaro (settantenne in pensione). Quest’ultimo ha deciso di confermare quanto detto nell’interrogatorio del marzo 2020 e ha ribadito la sua estraneità. A rispondere alle domande del pm e degli avvocati è stato solo Sallemi, che ha raccontato la sequenza degli eventi di quella notte di sangue. Una confessione in piena regola. Quella sera ha notato la presenza dei ladri di arance nel latifondo, li ha inseguiti e li ha bloccati. A quel punto, i tre sono scesi dal furgone e c’è stato il confronto finito a fucilate. Sallemi ha spiegato che Signorelli, Casella e Saraniti lo avrebbero minacciato di morte e tirato con forza fuori dalla sua auto. Signorelli inoltre – sempre secondo il racconto dell’imputato – lo avrebbe anche schiaffeggiato e colpito con pugni nella parte destra dell’addome, mentre Casella e Saraniti lo tenevano fermo. Davanti alla Corte d’Assise aretusea Sallemi ha ammesso di aver sparato contro Signorelli, che è anche il testimone chiave, come risposta all’aggressione. Sentendosi solo contro tre, ha avvertito anche il guardiano in pensione che lo avrebbe raggiunto. Nella scena del crimine l’imputato però pone anche una terza persona: Mario, il figlio di Luciano Giammellaro. Secondo il racconto del guardiano Casella e Saraniti dopo le fucilate sarebbero scappati e poi però ritornati. Giammellaro si sarebbe armato e avrebbe detto a suo figlio “vedi di fare quello che devi fare”. Ad uccidere Massimo Casella sarebbe stato Giammellaro. Agatino è stato inseguito – ha detto Sallemi in udienza – da padre e figlio. E mentre il ragazzino gridava ‘zio che fai una cosa del genere’ Mario Giammellaro gli avrebbe sparato. Insomma secondo la ricostruzione di Sallemi al duplice omicidio hanno partecipato in tre e non in due. Ma le indagini non hanno portato alla stessa conclusione. Almeno fino ad ora.

La prossima udienza è fissata per il 18 marzo 2022.


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