Il filo della solidarietà |La voce degli invisibili

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02 Luglio 2015, 18:11

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Gaetano e Josè durante l'intervista

CATANIA – Salvatore Josè ha 54 anni. E’ uno degli invisibili di Catania. La sua “casa” è la panchina dietro l’edicola di piazza Europa. Trascorre le giornate insieme ai suoi cani. “Sono i miei figli” – racconta. Li bacia, li accarezza. Lo fanno sorridere, anche se il suo è un sorriso stanco. Ha perso il senso del tempo Josè: due anni è la risposta quando gli si chiede quando è successa una cosa. Il trasferimento in Argentina, la speranza di aprire una pizzeria, l’aggressione prima dell’inaugurazione, il momento in cui ha perso tutto, e poi la richiesta di aiuto al Consolato Italiano. E’ italoargentino Salvatore Josè: quello che è riuscito a ottenere è un biglietto di sola andata per Catania dove per un periodo ha vissuto con sua sorella ad Aci Sanfilippo. Poi la strada: una tenda nascosta tra i rami di un albero è il suo rifugio per la notte. “Mi alzo alle 5.30” – racconta con gli occhi speranzosi e la foga di chi ha voglia di raccontare, parlare, forse solo sfogarsi con qualcuno. Osserva la penna Salvatore Josè mentre le parole prendono forma sul taccuino e si raccomanda: “Io non so parlare, quindi ci pensi lei poi a renderle bene…”.

Gaetano

Santina

Insieme a Josè, c’è Gaetano e Santina. Gaetano viene da Villarosa in provincia di Enna: è uno dei senzatetto che dorme in piazza Verga, sotto i portici dell’hotel. Santina una casa invece c’è là, ma oltre a quattro mura che la riparano dal freddo non possiede nient’altro. “Ho venduto anche tutto l’oro che mi aveva lasciato mia madre” – racconta. Da qualche giorno sono preoccupati perchè i poliziotti del sindacato Coisp che ogni tanto portano da mangiare quanto rimane dalla mensa li hanno avvertiti che forse non potranno più garantire il servizio perchè hanno ricevuto un divieto da parte della dirigenza del reparto Mobile.

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Josè

“Perchè hanno deciso di fare questo?” – chiede Josè. E gli fanno eco anche Santina e Gaetano. Ma il Questore ha già raccolto l’appello del sindacato e anche dei tanti “invisibili” che contano sul pranzo donato. Un impegno quello di Marcello Cardona che è stato assicurato dal sindacato attraverso una nota. “Giornalmente rimangono pasti  – spiega Alessandro Berretta del Coisp – e per normativa non possono essere conservati presso la mensa. Quindi l’alternativa è che andrebbero buttati come accadeva prima delle donazioni. Il Questore si è dimostrato sensibile alla questione e sappiamo che ha già contattato la dirigenza affinchè non ci sia il divieto alla solidarietà, anche perchè – aggiunge il poliziotto – dietro questa decisione ci sarebbe una tensione tra il sindacato Coisp e la dirigenza del reparto Mobile”.

Santina e la sua busta di plastica

Santina stringe forte una borsa di plastica: dentro ha tutte le sue cose, tra cui anche un telefonino. Non la lascia un solo istante, è come se fosse il suo piccolo tesoro. Lei il cibo offerto dai poliziotti lo congela e lo conserva per i giorni in cui non racimola nulla. L’incontro è in piazza della Repubblica: un luogo di ritrovo di molte persone indigenti. E sono tante. Come quelle che dormono in piazza Verga. Gaetano, 60 anni, cappellino nero in testa e tanti acciacchi ha molti compagni di “posto”.

Tre storie che rappresentano le contraddizioni di una città. Piazza Europa crocevia dell’economia catanese rifugio per Josè e i suoi cani. Piazza della Repubblica a pochi passi dalla filiale della Banca d’Italia luogo per poter ricevere in dono un pasto caldo. E, infine, piazza Verga, di fronte al tempio della giustizia, è il giaciglio per molti. Ma c’è una frase di Josè che fa sperare in questa città: “I catanesi sono generosi”. Allora, forse, bisogna ripartire da qua.

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02 Luglio 2015, 18:11

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