12 Marzo 2014, 18:42
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PALERMO – Alla fine, il 14 gennaio 2011, era stato assolto. Ma nei fascicoli delle cronache giudiziarie Giuseppe Di Giacomo era finito già nel 2008, quando l’operazione Perseo portò in cella una novantina di boss e gregari, veri e presunti. Presunti come lui, per il quale la quarta sezione del tribunale, presieduta da Vittorio Alcamo, respinse l’accusa che poco più di due anni prima l’aveva portato in carcere, quella di “avere operato nel settore delle estorsioni per conto della famiglia mafiosa di Porta Nuova e per avere avuto molteplici contatti finalizzati alla trattazione di affari illeciti con altri esponenti mafiosi, tra i quali Lipari Giovanni”, come recitava l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti.
Giuseppe Di Giacomo, fratello di Giovanni (ritenuto dagli investigatori un uomo di Pippo Calò), nelle carte che portarono all’operazione Perseo viene definito come un “figlioccio” di Giovanni Lipari. Mentre la vittima se la cavò con un’assoluzione, il fratello ha un lungo elenco di accuse: condannato per mafia, per gli omicidi Tagliavia e Ficarra e per quello, tentato, di uccidere all’Ucciardone il boss Gerlando Alberti, “‘u paccarè“.
Ad accusare la vittima, oltre ad alcune intercettazioni in cui si parlava genericamente di denaro, era principalmente il collaboratore di giustizia Emanuele Andronico. Il 24 gennaio 2006, il pentito descrisse così lui e suo fratello Marcello, anch’egli poi assolto:
Pm: Allora, continuiamo sempre Porta Nuova e nei suoi appunti cita Giuseppe e Marcello Di Giacomo. Chi sono questi due?
Andronico: Giuseppe e Marcello Di Giacomo sono fratelli di Giovanni Di Giacomo. L’ho saputo da loro stessi, mi fu confermato da mio cugino Nino, perché mio cugino Nino a me mi spiegava quasi tutto perché diciamo ci teneva con me a farmi diventare qualcuno importante della famiglia, che lui diceva sempre “Caso mai, le cose della vita non si possono sapere mai, lo vedi come morì mio fratello tutto insieme? Io sono cardiopatico come lui, insulino-diabetico, io tutti quelli che ti posso presentare in modo che un domani tu hai già la strada fatta, sei conosciuto e puoi prendere una presa di posizione buona”.
Pm: Quindi anche di questi gliene ha parlato anche suo cugino Nino?
Andronico: Sì, e loro stessi perché, quando mia moglie ha comprato, ha comprato mia figlia Simona la seconda che…
Pm: La più piccola?
Andronico: La più piccola, eravamo alla clinica assieme; sua moglie ha comprato lo stesso giorno che ha comprato mia moglie, o l’indomani, comunque eravamo ricoverati le mogli che eravamo nella stessa clinica: Oristano.
Pm1: Con chi?
Andronico: Con… Stiamo parlando di…
Pm: Giuseppe?
Andronico: Giuseppe e Marce… Giuseppe aveva la moglie ricoverata, e però li vedevo a tutti e due ogni giorno. Ci vedevamo là, ci andavamo a prendere che c’è dentro la clinica c’è un baretto, c’è, ci prendevamo il caffé là.
(…)
Pm: Ma questi due di che cosa si occupano in particolare?
Andronico: Stupefacenti.
Pm: Stupefacenti?
Andronico: Stupefacenti.
Pm 1: Ma lei chi conosce? Cioè loro stessi gli dissero che facevano parte della famiglia?
Andronico: Sì, sì, ma li conosco da molto tempo.
Mar.: Hanno un’attività loro?
Andronico: No, questo non lo so.
Pm 1: Mi scusi ma lei dice, genericamente si occupano di stupefacenti, che cosa, che cosa le dissero questi due? Chi andava ancora in giro? Che cosa le dissero?
Andronico: Mi dissero se avevo di bisogno di cocaina, fumo hashish, fumo che in palermitano ci diciamo fumo, poi mentre parlavamo, parlavamo del fatto, siccome quando io ero con Gianni Cillari accanto, Giova… Marcello veniva spesso per (incomprensibile)… i soldi spesso per il mensile di suo fratello Giovanni, e mi confermò che erano nella, nella famiglia di Porta Nuova. Poi io ne parlai con io cugino Nino e mio cugino mi disse “Sì”.
Pm: Glielo confermò?
Andronico: Sì.
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12 Marzo 2014, 18:42