La morte di Goldrake

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23 Giugno 2013, 03:38

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Le hanno rubato tutto, passando dove la vita era già passata con le mani per sconvolgere e strappare. Sono entrati in casa per sottrarre oggetti, hanno macinato sussurri e tenerezze. Nel bilancio del bottino, gli ultimi reperti di un uomo che non c’è più e adesso la donna che gli stava accanto si sente terribilmente sola per la scomparsa di foto, inezie comuni, di quei giochi che erano del figlio, ma soprattutto di papà e mamma. Il furto è diventato omicidio.

E lei lo ha scritto da qualche parte. Sul primo muro disponibile ha lanciato la sua vernice rossa di rabbia. Ha raccontato che i ladri sono passati proprio dalla finestra di una vecchia villetta di campagna. C’erano i ricordi dentro. Li hanno portati via. Lei pensa di avere smarrito in una nuova occasione, con le affettuose carabattole di un’esistenza, l’identità del suo compagno di viaggio. Non lo tocca, non lo abbraccia, da quando ha imparato sulla sua pelle che è convenzionalmente morto. Sa che c’è, nell’aria, in una crepa sul muro. La dannazione è non poterlo stringere. C’era il suo cuore nascosto nella refurtiva, che ignoti hanno messo in un sacco, nemmeno sospettando l’entità della devastazione.

Ne scriviamo, in una pagina di cronaca, senza sentirci inadeguati. Il mondo si è mosso su altre notizie importanti in un sabato con qualche sussulto. I cronisti hanno offerto impeccabili resoconti su crisi, ammazzatine e ruberie. Ma questa deflagrazione domestica non deve restare sul muro che l’ha ospitata. Ci sono macro-storie di cui tv e giornali sono pieni. Però ci vuole pure un orecchio per le urla inascoltate.

E’ immaginabile l’ipotesi di una minima consolazione?

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Una volta a un bambino degli anni Ottanta qualcuno fregò Goldrake. Non lui in acciaio e corna: il pupazzetto che lo raffigurava. Fu un lutto. Quel Goldrake era il suo unico rifugio e amico. Come si può paragonare il dolore di una donna che è stata depredata di tutto, anche dalla tenerezza, alle lacrime di un bambino privato del suo giocattolo preferito? Non si può. E’ che ci sono luoghi per dare spazio, insieme, al rapimento di ciò che è stato nella realtà e alla perdita di ciò che nella fantasia voleva essere.

Chissà se a colei che ha scritto sul muro sarà appena appena sufficiente l’idea sciocca e bellissima che salvò quel bambino della morte di Goldrake. Non c’è sentimento più immenso e benedetto dell’amore che non riesce a toccare ciò che ama. Che sia un uomo o un Ufo robot, conta molto, fino a un certo punto: “Sentinella nel blu vai lassù…”. Contano di più le parole, talvolta sospese ed eterne, dall’inizio alla fine.

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23 Giugno 2013, 03:38

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