03 Luglio 2018, 14:39
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PALERMO – Si è aperto nel segno del “gelsomino migrante” la XIII edizione del Sole Luna Doc Festival a Palermo, con la direzione artistica di Chiara Andrich e Andrea Mura. Questo fiore, originario del Caucaso che si è naturalizzato in moltissimi Paesi del mondo, dall’Africa del Nord, all’Europa, all’America, fino a giungere in Italia. Ed per questa sua storia che il fiore è diventato il simbolo del festival. “Un’edizione più ricca del solito – dice la fondatrice Lucia Gotti Venturato – che trasformerà il Complesso di Santa Maria dello Spasimo in una cittadella del documentario e dell’arte con quattro sale di proiezione ad ingresso gratuito”.
Il via ieri alle 19 con l’esibizione musicale della Banda alle Ciance e l’apertura di Le arti in Festival, il focus dedicato all’arte contemporanea con la mostra Il Sacro degli Altri. Culti e pratiche rituali dei migranti in Sicilia di Attilio Russo e Giuseppe Muccio a cura di Gabriella D’Agostino e organizzata in collaborazione con Fondazione Ignazio Buttita e Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino; la musica, con l’installazione sonora Crossfade di Davide Cairo e Francesco Novara ispirata ai suoni e ai popoli del Mediterraneo; e la video art con l’installazione dedicata ai lavori della giovane artista emergente, Martina Melilli, “protagonista esclusiva” all’interno del Ridotto della Sala Giardino nell’ambito della rassegna fuori concorso Renegotiating Identities che nei giorni successivi ospiterà altri artisti di calibro internazionale.
Alle 20 il festival è entrato nel vivo con gli interventi istituzionali. La fondatrice Lucia Gotti Venturato ha ringraziato, tra gli altri Sebastiano Tusa, assessore regionale ai Beni culturali, e Sandro Pappalardo, assessore al Turismo della Regione siciliana: “La Regione sta ponendo grande attenzione al mondo dello spettacolo e del cinema, al mondo della cultura. Siamo convinti di quanto questi mondi siano indispensabili per la crescita della nostra terra. Varie eccellenze sono state trascurate nel tempo e il nostro impegno vuole essere non solo partecipativo, ma anche economico. Stiamo già studiando come aiutarvi economicamente”. È intervenuto anche Alessandro Rais, direttore della Sicilia film commission, che ha sottolineato il valore artistico di chi ha realizzato SoleLuna posizionandolo tra i festival in forte crescita.
Da qui la presentazione del lungometraggio “In the name of” di Erlynee Kardany. Una produzione autobiografica che ruota attorno alle difficoltà di un matrimonio tra una donna malese ed un uomo norvegese e che mette sul tavolo desideri e riflessioni di una moglie del XXI secolo costretta a confrontarsi con l’inflessibilità della propria religione e con quella dei propri genitori. Alle 22.30, un altro documentario di grande impatto visivo ed emotivo: Untitled-Viaggio senza fine (Germania e Austria, 2017, 107’) di Michael Glawogger e Monika Willi, un viaggio per il mondo con gli occhi e la mente aperta per ascoltare e sperimentare. Il regista è scomparso prematuramente durante le riprese e il montaggio è stato realizzato dalla sua storica collaboratrice Willi. Presentato al Berlinale, il film ha già vinto numerosi premi e sta per approdare nelle sale cinematografiche.
Tre le pellicole in concorso: Sea of Sorrow – Sea of Hope (Danimarca, 2018, 29’) di Estephan Wagner e Marianne Hougen-Moraga, storia di una donna in fuga dalla Siria e delle sue traversie per riuscire a ricongiungersi con i figli, anche a costo di pericolosi viaggi illegali per mare; a seguire, Raghu Rai – An unframed Portrait (Finlandia, India e Norvegia, 2017, 55’) di Avani Rai, figlia del grande fotografo dell’agenzia Magnum Raghu Rai di cui, in questo film, racconta la vita attraverso un viaggio che diventa l’occasione per un dialogo intimo ed emozionante con il padre, autore di foto epocali che hanno immortalato le storie dell’India, infine, Before my feet touch the ground (Israele, 2017, 78’) di Daphni Leef. La storia è quella vissuta in prima persona dalla regista che nel 2011 realizzò una protesta civile contro i prezzi degli affitti piazzando una tenda nel centro di Tel Aviv. Nel giro di pochi giorni un intero viale si riempì di tende. Da regista, Daphni ripercorre questo periodo turbolento per mostrare il percorso che da giovane donna ingenua l’ha trasformata in icona nazionale celebre e controversa.
Novità di quest’anno è la Sala Giardino, una terza sala dove ogni giorno andranno in replica i film del giorno prima. Nella serata inaugurale, alle 21, in collaborazione con il Fai, una delle associazioni partner di quest’anno, è stato trasmesso Oreto. The urban adventure (2012, 28’) di Igor D’India. Il fiume Oreto, da decenni in attesa di essere ripulito del tutto e di ospitare un parco sulle sue sponde, è tra i luoghi del cuore da poter votare quest’anno e una delle sfide del Fondo italiano per l’Ambiente e della città di Palermo.
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03 Luglio 2018, 14:39