21 Giugno 2020, 12:21
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PALERMO – Sono state ore d’ansia a Terrasini dopo il ritrovamento di un cadavere nello specchio di mare antistante Gioia Tauro, in Calabria. La Procura di Palermo ha avviato contatti con i colleghi di Palmi per le opportune verifiche, perché non era escluso che potesse trattarsi del corpo di Vito Lo Iacono, ultimo disperso dell’equipaggio del peschereccio “Nuova Iside”, scomparso dal 13 maggio e individuato due giorni fa dalla Marina militare a 1400 metri di profondità, a 30 miglia dalla costa palermitana.
L’identificazione di ciò che resta del corpo, in avanzato stato di decomposizione recuperato dalla guardia costiera, sarebbe molto complessa e il test del Dna sarà decisivo per confermare ciò di cui la madre di un ragazzo scomparso in Calabria è certa: “E’ mio figlio”, ha detto Elsa Tavella ai carabinieri. I resti potrebbero infatti appartenere a Francesco Vangeli, un ragazzo di 26 anni di Filandari, in provincia di Vibo Valentia, scomparso il 9 ottobre del 2018. La sua fu una storia agghiacciante: fu ferito a colpi di fucile, poi rinchiuso in un sacco e gettato in un affluente del fiume Mesima, che sfocia proprio nelle vicinanze. In serata, la mamma del ragazzo è stata contattata dai carabinieri che le hanno chiesto se suo figlio indossasse un paio di slip Calvin Klein. La griffe è ancora leggibile sull’elastico che cinge la vita di ciò che resta del corpo, trovato all’interno di una grande busta trasparente. Tra gli elementi confermati dalla madre del ragazzo calabrese, anche i resti di una maglietta bianca.
Le indagini proseguono, ma le certezze potranno emergere soltanto tramite il test del Dna. “Noi siamo sicuri che non si tratta di Vito”, ribadisce l’avvocato della famiglia dei pescatori di Terrasini, Aldo Ruffino. “Dopo gli iniziali dubbi sul tipo di slip rinvenuti, uguali a quelli che indossava Vito, nessun altro elemento fa credere ai familiari che i resti di quel corpo possano appartenere al ragazzo. Lo stato di decomposizione fa pensare ad una permanenza in mare molto più lunga. La famiglia è convinta che il suo corpo sia ancora all’interno del relitto, per questo le ricerche proseguiranno”. Un’attesa, per la famiglia Lo Jacono di Terrasini, che alimenta quella per conoscere la verità su quanto accaduto al capitano della ‘Nuova Iside’ Vito, al cugino Giuseppe e al figlio.
Da lunedì la Marina militare proseguirà con gli accertamenti in profondità sul relitto, provando a raccogliere immagini dell’intero scafo. Immagini e video riprese che saranno poi consegnate ai magistrati di Palermo che coordinano l’inchiesta, l’aggiunto Ennio Petrigni e il sostituto Vincenzo Amico. Nei giorni scorsi era stata sequestrata la scatola nera di una petroliera, la “Vulcanello” dello società Augustadue-gruppo Mednav, e la stessa imbarcazione è stata posta sottosequestro nel porto di Augusta dove ieri è stato avviato un accertamento tecnico irripetibile. Quattro le persone iscritte nel registro degli indagati: due ufficiali di plancia, il comandante della petroliera e l’armatore. La Procura indaga per omicidio colposo e omissione di soccorso. Il corpo di Giuseppe Lo Iacono, 33 anni, padre di 4 figli, fu recuperato il 14 maggio; quello di Matteo Lo Iacono, 53 anni, due giorni dopo, avvistato da un traghetto in viaggio sulla tratta Ustica-Palermo, a circa 14 miglia a nord di Capo Gallo.
Sono 25 i reperti prelevati dalla petroliera Vulcanello che saranno confrontate martedì prossimo con il materiale fornito dalle famiglie delle tre vittime del “Nuova Iside”. In particolare bisognerà stabilire se alcune tracce di vernice bianca ritrovate dal Ris dei carabinieri sulla prua della petroliera, sotto sequestro nel porto di Augusta, siano compatibili con quelle dell’imbarcazione affondata. L’ipotesi è quella di una collisione con la petroliera, che era in navigazione nello stesso tratto di mare.
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21 Giugno 2020, 12:21