05 Aprile 2010, 06:38
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“L’alleanza con Lombardo segnerebbe la fine del Pd siciliano (…) L’astuto Cracolici non dovrebbe dimenticare che il Pd ha avuto il voto dei siciliani, alle ultime elezioni regionali, perché i suoi elettori conducesseroun’opposizione netta a Lombardo, non perché entrassero nel suo governo. E il prudente segretario Giuseppe Lupo si ricorderà certamente di essere stato votato, alle primarie, per dare vita a un’alternativa al leader dell’Mpa, non per costituire un’alleanza con quel partito”. Scritto da Sebastiano Messina su “Repubblica”, una voce che ha il merito di deragliare dal binario morto del silenzio infrangibile, della cappa di mutismo che ha sommerso le parole e i ragionamenti di questa settimana di passione del Palazzo. Una Via Crucis senza resurrezione.
Silenzio. Il gioco atroce del silenzio, dei silenzi. La condanna del silenzio. Il silenzio siciliano. Il silenzio del Pd che, formalmente, è dall’altra parte della barricata e invece continua a tessere col governatore le trame di una stoffa poco coerente con le premesse. Silenzio, per carità.
I democratici hanno deciso di scegliere Lombardo, di giocarsi le carte sul versante autonomista? Si avverte una certa piccata cautela dopo l’emersione delle vicende giudiziarie che coinvolgono il presidente della Regione. Tuttavia, si profilerebbe ancora l’asse di ferro tra Cracolici, Lupo e Lombardo, in vista delle prossime scadenze. E all’orizzonte – riferiscono i boatos – l’ipotesi dell’ingresso in giunta. Benissimo, sia questo il dado da trarre, se il Pd si prepara davvero a rinsaldare un inconfessato legame, vissuto e negato come una relazione adulterina. Ma che, almeno, sia tratto alla luce del sole, davanti alla platea dell’opionione generale, di elettori e iscritti, nel rispetto delle loro prerogative. E qualcuno provi a spiegarci cosa è cambiato da quel “Cuffaro e Lombardo sono facce diverse delle stessa medaglia”. Quale conversione sulla via di Damasco ha distorto e cancellato il peso dei moniti uditi al congresso? E quanta e quale sarà la stima dei dirigenti del Pd per il popolo democratico? Non molta, a giudicare dal ritornello: con Lombardo per le riforme, solo per le riforme, solo per le riforme… Un disco incantato che non incanta più.
E ancora silenzio sull’inchiesta che ha incatenato la presidenza della Regione a una muraglia di si dice. La Procura di Catania sforna puntualizzazioni arabescate che sembrano concepite per confondere le menti. Troppi loquacissimi politici che solitamente indossano il giustizialismo come secondo abito tacciono. La Procura si copre con la necessità del riserbo. Chiude la stalla a buoi già abbondantemente scappati, con la discrezione fatta a brandelli dalle puntuali cronache di “Repubblica”. Si distillano perifrasi, si usa la cautela, si fa finta che nulla sia accaduto. E’ un tentennamento che raggiunge un mirabile effetto contrario rispetto a quello desiderato: denuda l’istituzione che vorrebbe proteggere, offre un’inutile penombra, nel momento in cui i siciliani avrebbero diritto a conoscere fatti e persone, salvaguardando i confini necessari dell’inchiesta. Tutto ciò che non è proclamato è intuito, ricostruito. Scontiamo il verosimile al posto della verità. I giornali, talmente fastidiosi ai giudici, diventano – in assenza di conferme autorevoli – le uniche fonti credibili. La supposizione si invera automaticamente. L’assordante silenzio sottolinea ciò che vorrebbe omettere. Un capolavoro.
Ma perché il silenzio? Evidentemente giova a qualcuno. Evidentemente qualcuno ha già azzardato le sue brave previsioni sulla passione di Raffaele Lombardo e ha appena conservato in cucina l’agnello pasquale con relativo sugo che abbonderà sulla tavola della resurrezione del potere, comunque e di chiunque sia. E’ una complessa strategia di riposizionamenti, di mascelle, di denti impazienti di addentare. Alcuni aspettano la caduta del governatore. Altri, magari, avranno puntato un gruzzolo sullo scatto, sulla rinascita. Tutti stanno muovendo le pedine, secondo presagi e intuito. Ecco il motivo del silenzio che ci riempie e ci affoga. Non è né riserbo, né cautela, né decoro, né amore per la Sicilia. Stanno cucinando il futuro e vogliono essere lasciati in pace. Non vogliono essere disturbati.
Purtroppo, noi apparteniamo alla razza dei cafoni inguaribilmente attratti dalla rovina delle tavole imbandite, delle mense apparecchiate con poca decenza e molta presunta furbizia. Perciò, continueremo a disturbare.
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05 Aprile 2010, 06:38