Cronaca

Il giornalista, la casa a luci rosse|Non c’entra con gli annunci hot

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24 Settembre 2020, 18:02

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PALERMO – Il giornalista ha rischiato grosso, ma alla fine è stato assolto con formula pena. Sì è scrollato di dosso la pesante accusa di sfruttamento della prostituzione.

A scagionarlo una perizia grafologica chiesta a gran voce dal suo legale, l’avvocato Igor Runfola. Alla fine è emerso che la firma apposta sul contratto telefonico, apparentemente riconducibile all’imputato, in realtà era stata taroccata.

La vicenda ruota attorno ad una casa a luci rosse scoperta in via Liguria. Gli investigatori vi sono risaliti dagli annunci hot pubblicati su un sito internet di incontri.

Gli espliciti inviti si chiudevano con un numero di telefonino. Un rapido controllo ed ecco saltare fuori che l’intestatario dell’utenza era il giornalista di una conosciuta emittente privata palermitana.

Quando è stato convocato per l’interrogatorio è balzato sulla sedia. “Io non c’entro”, ha detto agli investigatori. Dagli accertamenti è venuto fuori che l’imputato aveva sottoscritto quasi in contemporanea due contratti telefonici nel negozio di una nota compagnia telefonica.

Uno era il telefonino con cui il giornalista lavorava e l’altro quello pubblicato sul sito hot. Dalle indagini non sono emersi contatti fra l’imputato e la presunta tenutaria della casa di appuntamenti, Piera Parisi, condannata ad un anno e quattro mesi di carcere.

Il giornalista si è ritrovato però sotto processo. Il suo legale ha chiesto, come prova definitiva dell’innocenza, una perizia sulla firma del contratto.

Il giudice Cristina Lo Bue ha affidato l’incarico a un esperto, il quale ha concluso che si trattava di una imitazione della firma dell’imputato. Da qui la soluzione con la formula “per non aver commesso il fatto”. A questo punto resta irrisolto l’interrogativo su chi abbia falsificato la firma del giornalista.

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24 Settembre 2020, 18:02

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