25 Gennaio 2015, 17:46
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GENOVA – E’ la domanda che i tifosi rosanero, e più in generale gli appassionati di calcio, si pongono da quando, nel 2012-13, sono stati introdotti anche nel campionato di serie A: a cosa servono effettivamente gli arbitri addizionali di porta? Perché è davvero difficile affrontare una discussione tecnica su una gara palesemente condizionata da un episodio che, a prescindere dall’esito finale, avrebbe comunque cambiato l’inerzia di Sampdoria-Palermo.
Ci riferiamo al gol di Morganella non concesso dall’arbitro Cervellera, “azzoppato” (passateci il termine) più che assistito dall’addizionale Chiffi, il quale ha giudicato al di qua della linea la conclusione del terzino svizzero, peraltro una gemma di potenza e precisione, su cui Viviano non aveva potuto nulla. In quella fase del match i rosanero stavano profondendo il massimo sforzo per ribaltare un risultato che cominciava a stare stretto agli uomini di Iachini, e sin da subito si è avvertita netta la sensazione che la mancata concessione dell’1-2 avrebbe rischiato d’influire come un macigno sulla valutazione del sestetto arbitrale chiamato a dirigere la gara del “Ferraris”.
Sull’introduzione dell’intelligenza artificiale all’interno del rettangolo di gioco, da tempo è in corso un acceso dibattito tra due opposte correnti di pensiero: da una parte, chi giustifica la scelta di deputare delicate decisioni, in grado cambiare le sorti di una gara, talvolta di un campionato, all’occhio umano; dall’altra, chi ritiene necessario che ad essere giudice imparziale di quanto accade in campo sia la tecnologia. A sostegno di quest’ultima tesi, le tante variabili che rischiano d’ingannare il direttore di gara: tra le altre, la velocità della conclusione, il posizionamento del giudice di porta, l’eventuale interferenza visiva del portiere che tenta l’intervento.
La Premier League ha già dato un segnale importante, con l’introduzione della goal line technology, peraltro già decisiva nella partita di cartello tra Liverpool e Chelsea, con la rete della squadra di Mourinho siglata da Cahill. Viene difficile non chiedersi come mai in Italia non si sia fatto un passo in tal senso, il quesito è tornato d’attualità quando lo scorso 6 gennaio venne concesso alla Roma il gol siglato da Astori al “Friuli” di Udine. In realtà, è la risposta che rischia di essere sin troppo ovvia, ad ogni modo non è questa la sede per affrontare tematiche che afferiscono al mondo della burocrazia del pallone. Rimane il rammarico per una possibile vittoria sfumata, che rende un po’ meno rosa una domenica che riconferma il Palermo tra le più belle realtà del nostro campionato.
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25 Gennaio 2015, 17:46