13 Marzo 2009, 15:46
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La sigla è oscura: Pears. La traduzione dell’acronimo, Piano energetico ed ambientale della Regione Sicilia, non chiarisce la potenza di sovvertimento dell’attuale stato di cose che sta dentro al progetto con il quale il presidente Raffaele Lombardo intende dare il via alla ‘terza rivoluzione industriale’.
L’isola autonomista si candida a diventare modello per la produzione di energia rinnovabile e annuncia l’applicazione dei principi dell’economista americano Jeremy Rifkin, teorico notoriamente ostile al nucleare e paladino dell’uso di fonti alternative: eolico, solare, fotovoltaico e biomasse.
Proprio a lui, ex consulente della Commissione europea di Prodi, pacifista, ecologista, vegetariano, Lombardo si è affidato per mettere a punto il piano che questa mattina è stato presentato all’Università di Palermo, alla presenza dell’esperto di energie alternative che, a sua volta, ha tenuto una lectio magistralis dal titolo: “La terza rivoluzione industriale dall’America di Obama alla Sicilia di Lombardo”.
“L’incontro con Rifkin, avvenuto in corso d’opera nella fase in cui stavamo elaborando il nostro piano – ha detto Lombardo in un’aula magna stracolma – ci ha permesso di arricchirlo ed ispirarlo ai cosidetti quattro pilastri di quella che Rifkin chiama la terza rivoluzione industriale o internet dell’energia”. Quali sono questi quattro pilastri? Le energie rinnovabili, gli edifici a risparmio energetico, l’uso dell’idrogeno e la creazione di reti tra produttore e consumatore.
“In Sicilia abbiamo un’occasione storica. Per questo abbiamo messo a punto un progetto ambizioso per i 5 milioni di abitanti dell’isola che passa attraverso un’alleanza fra le famiglie e le imprese, per far diventare l’energia uno strumento di sviluppo. Prevediamo 5 miliardi di euro di investimenti nei prossimi 5 anni” ha detto il presidente parafrasando lo schema dell’accordo di Kyoto che prevede entro il 2020 l’aumento del 20% di energie rinnovabili e la diminuizione del 20% di energia fossile.
“Noi ci proponiamo di raggiungere l’obiettivo in anticipo – ha proseguito il governatore – Siamo convinti che l’utilizzo di energie da fondi rinnovabili, l’uso dell’idrogeno per immagazzinarla e la creazione di reti intelligenti per la distribuzione da produttori a consumatori possa portare alla creazione di migliaia di posti di lavoro in Sicilia”. Ma quello che la nuova amministrazione statunitense ha definito il Green new deal in Sicilia sarà un sogno? Per Lombardo niente affatto. “La produzione di energia non sarà più concentrata in grandi poli ma prodotta e diffusa direttamente dalle famiglie. Certo le banche e le compagnie di assicurazione dovranno predisporre appositi piani di investimento per migliaia di piccole e medie imprese che poi dovranno produrre e impiantare impianti fotovoltaici o eolici e realizzare la rete”. Bisogna, cioè, creare un sistema in cui tutti possano produrre, raccogliere, accumulare e scambiare la propria energia come si fa con le informazioni multimediali.
“L’applicazione del piano – ha aggiunto Lombardo – ci farrebbe raggiungere contestualmente tanti obiettivi. Affronteremmo la crisi economica facendo risparmiare anche mille euro l’anno di bolletta a famiglia ed aumentando, di conseguenza, il reddito pro capite. Risparmieremmo energia e tuterelemmo l’ambiente. La presenza oggi, qui, del professor Rifkin, che sta ispirando anche le politiche energetiche di Obama, ci incoraggia, anche perché si è impegnato a continuare a seguire l’evoluzione del nostro piano”.
Ma le idee di Rifkin non mettono una pietra tombale sull’ipotesi di un ritorno al nucleare? “C’è un piano del governo nazionale che lo prevede – ha spiegato il presidente – Ma è costoso e ci vuole troppo tempo. Si tratta di una fonte energetica antiquata e non più conveniente. Io sono dell’idea che si può verificarne la fattibilità, la sicurezza e la convenienza ma certamente gli impianti non si possono realizzare in aree ad alto rischio sismico, devono essere vicino al mare ma lontani da centri abitati. In ogni caso, qualunque decisione sarà presa con la partecipazione diretta dei cittadini. Il referendum di venti anni fa può essere riproposto alla luce delle nuove tecnologie raggiunte in questo campo. Insomma, vedremo. Il nucleare dovrebbe arrivare nel 2020, l’uranio in Italia non c’è, il sole sì. Insomma, le energie rinnovabili sono a portata di mano. Se noi nel frattempo raggiungiamo l’autonomia energetica il nucleare non servirà. Intanto, nel nostro piano non è previsto”.
Nell’ultimo passaggio con la stampa, al termine dell’intervento pubblico, il presidente della Regione non ha lesinato critiche al piano casa di Berlusconi. “In Sicilia si vive soprattutto in condominio e poi la realizzazione di cento metri quadrati in più non è alla portata di tutte le tasche. Riteniamo che sia necessario individuare un sistema che renda fruibili per tutti i cittadini questi provvedimenti. Pensiamo, ad esempio, a proporre al governo incentivi per realizzare risparmio energetico nelle case”. E Rifkin? Il grande scienziato ha confermato la sua inclinazione: “Il nucleare – ha detto – è una cosa da guerra
fredda, un’idea folle”.
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13 Marzo 2009, 15:46