Il grande inganno di Windjet |I segreti della bancarotta

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16 Luglio 2015, 05:02

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CATANIA- Un grande inganno, una grande illusione, a leggere gli avvisi di garanzia recapitati ai 14 indagati per il crack Windjet, si rischia di restare sconvolti da un fatto semplice quanto inquietante: grazie al flusso di cassa creato dalla vendita dei biglietti on-line, banche e creditori avevano l’illusione che il noto vettore aereo “navigasse” in buone acque.

Un circolo vizioso, che è andato avanti per otto anni, accumulando un debito di 238milioni di euro. Tutto alla luce del sole, sino a quando, all’improvviso, gli aerei sono rimasti in aeroporto e, mentre ancora si vendevano on line i biglietti, i libri contabili di Windjet finivano in tribunale.

GUERRA DI CONSULENTI. In molti si sono chiesti perché soltanto adesso sono scattati gli interrogatori. E’ una guerra di cifre, la Procura ha ricostruito in questi anni ogni movimento di denaro, seguendo le tracce dei fondi transitati all’estero. Un pool di magistrati sui reati economici, coordinato da Alessia Natale e Giovanni Salvi ha disposto accurate consulente con noti professori dell’università Bocconi, che hanno analizzato ogni particolare del fallimento Windjet rispondendo punto per punto alle argomentazioni dei consulenti eccellenti di Nino Pulvirenti.

Adesso, con gli avvisi di garanzia, la Procura ritiene di essere arrivata a una svolta dell’inchiesta, bisogna fare ancora alcune verifiche, che saranno ultimate con gli interrogatori dei prossimi giorni, ma l’impalcatura dell’inchiesta giudiziaria sembra solida e il reggente dell’Ufficio di Piazza Verga, Michelangelo Patanè, porta in dote una lunga esperienza.

IL DEBITO AI RAGGI X- Ben 160 milioni di euro del grande buco Windjet sarebbero la conseguenza di “operazioni dolose -sottolinea la Guardia di Finanza- a partire dal 2005”.

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Proprio in quell’anno serviva una ricapitalizzazione, cioè un aumento di capitale che coprisse i debiti, ma non è avvenuta perché le perdite “sarebbero state occultate nel bilancio con un’artificiosa operazione di valorizzazione del marchio Windjet, consistita nella cessione e retrocessione in favore della Meridi Spa (società di gestione di supermercati facente parte del medesimo gruppo imprenditoriale) per un importo pari a 10 milioni di euro”.

A questo si aggiungono delle perizie “gonfiate” sulle cosiddette rimanenze, è il caso dell’aereo che si è danneggiato nel 2009 a Palermo in seguito all’atterraggio, quasi un rottame che sarebbe stato sopravvalutato per fare quadrare i conti. La Guardia di finanza ritiene che almeno 40milioni di euro del bilancio rappresentino “valori sovrastimati” grazie all’intervento di società estere.

IL SISTEMA. Nino Pulvirenti non avrebbe agito da solo, la bancarotta sarebbe avvenuta anche grazie all’intesa con i componenti dell’organo sindacale che non avrebbero svolto, secondo gli inquirenti, le “dovute funzioni di controllo”, e avrebbero posto in essere fittizie rilevazioni dell’attivo. Addirittura la trattativa con Alitalia sarebbe avvenuta mentre la compagnia di volo “versava in una grave condizione di dissesto occultata dalle fittizie sopravvalutazioni dei dati di bilancio”.

LA GRANDE ILLUSIONE- I soldi c’erano, parliamo di milioni di euro che quasi giornalmente confluivano nei conti correnti di windjet, che hanno tratto in inganno banche e creditori. C’era però un problema, il fiume di soldi proveniva dalla svendita di biglietti e quindi da un servizio che veniva fornito a prezzi, in alcuni casi, quasi stracciati. Windjet per restare competitiva abbassava i prezzi. Contemporaneamente, però, l’opera di falsificazione dei bilanci avrebbe creato un deficit strutturale insanabile.

LE PROSSIME MOSSE. Conti correnti e movimenti di denaro sono stati analizzati con cura, le indagini non sono ancora concluse e adesso si attendono gli interrogatori, che potrebbero riservare nuove sorprese.

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16 Luglio 2015, 05:02

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