23 Dicembre 2016, 18:22
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PALERMO – Tira per le lunghe il risiko dei sottosegretari. E nella partita restano in attesa i siciliani. Gli uscenti sono tre e visto quel che è successo per i ministri di Renzi, praticamente tutti riconfermati, tutti e tre sperano di restare nella squadra. Ma i giochi al riguardo non sono ancora fatti.
Per incastrare le tessere e le richieste dei partiti, il premier Paolo Gentiloni si è preso un’altra settimana di tempo e secondo il Corriere della Sera le nomine arriveranno probabilmente il 29 dicembre. La tendenza generale sarebbe anche qui alla riconferma, con qualche eccezione.
Il Pd aveva un sottosegretario siciliano, Davide Faraone, che con Renzi faceva il “quasi ministro” all’Istruzione, rubando la scena a Stefania Giannini, unica non riconfermata nel Gentiloni Bis. Faraone secondo le indiscrezioni dovrebbe restare nella squadra. Ma non è detto che il colonnello renziano rimanga a occuparsi di scuola, in quel dicastero che è costato tanta impopolarità al governo. Se il repulisti all’Istruzione sarà totale, il palermitano potrebbe spostarsi alle Infrastrutture, vicino all’amico renziano Graziano Delrio. Oppure, potrebbe diventare il braccio destro di Claudio De Vincenti e occuparsi di Mezzogiorno, lavorando su dossier che già conosce e sui quali in passato si è già impegnato lavorando da pontiere tra Roma e Palermo.
Poi ci sono i due uscenti di Ncd: Simona Vicari, che era alle Infrastrutture, e Giuseppe Castiglione all’Agricoltura. Anche da queste parti si parla di riconferma, ma la pratica non è così scontata. A scapito di Castiglione pesa l’indagine relativa al Cara di Mineo per il reato ipotizzato dagli inquirenti di corruzione a fini elettorali, un’inchiesta che si è chiusa nelle scorse settimane. Era circolato nei giorni scorsi come papabile il nome del deputato messinese di Ncd Vincenzo Garofalo, mentre sembra improbabile che nella partita possano inserirsi gli ex Udc siciliani vicini a Casini, visto che quell’area ha già un ministro, Galletti. Ad ogni modo, a oggi, i pronostici sembrano più orientati verso la riconferma dei due uscenti, stando ai rumours. D’altro canto, l’impressione condivisa è che il governo Gentiloni non sia destinato a durare troppo a lungo e quindi, si ragiona nella maggioranza, cambiare cavallo per pochi mesi non avrebbe molto senso.
C’è infine la pratica Ala. I verdiniani sono rimasti fuori dalla spartizione delle poltrone ministeriali. Potrebbero rientrare nella partita di viceministri e sottosegretari. Secondo i retroscena della stampa nazionale, la richiesta a Gentiloni sarebbe di quattro o cinque poltrone. E una potrebbe essere appannaggio del siciliano Saverio Romano, capogruppo dei verdiniani che era già stato in corsa per un posto da ministro. Ma non è detto che Gentiloni alla fine soddisfi le richieste dei “responsabili” che potrebbero rimanere definitivamente fuori dalla squadra.
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23 Dicembre 2016, 18:22