24 Aprile 2015, 14:28
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CATANIA. Tutte le ombre e le ‘insidie’ del Jobs Act al centro dell’analisi della Uil: questo il tema dell’incontro svoltosi quest’oggi nella sala-convegni del Palazzo ESA. Un seminario volto a fornire le ‘istruzioni per l’uso’ del nuovo piano di riforme del governo Renzi su lavoro, welfare, ammortizzatori sociali, pensioni e turnover, dal titolo “Dignità, qualità, lavoro. Il Jobs Act visto dalla Uil”. All’incontro studio sono intervenuti, il segretario generale Fortunato Parisi, il segretario confederale Uil, Guglielmo Loy, Antonella Pirastu e Marco Massera del Servizio Politiche del Lavoro. “ Riteniamo – ha detto Loy – che gli effetti del Jobs Act siano estremamente negativi su mercato del lavoro “. Sotto la lente d’’ingrandimento della Uil sono finiti alcuni decreti sulle riforma del lavoro: “ Abbiamo preso in esame – prosegue Loy – il decreto, peraltro già legge a partite dal 7 marzo scorsi sulle tutele crescenti e nuova-Aspi che tocca sensibilmente la questione dei licenziamenti”.
Ma tra i nodi più spinosi affrontati nel corso dell’incontro quello relativo al riordino delle forme contrattuali per i neoassunti, contenuto nel Jobs, appunto: L’entrata in vigore della legge è scattata lo scorso 7 marzo 2015, da quella data per le nuove assunzioni è previsto il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio. Nel caso dunque di un licenziamento illegittimo, “all’interno di un ‘azienda – ha evidenziato Antonella Pirastu – i neoassunti rischierebbero di non avere le stesse garanzie, dei vecchi assunti. Per i lavoratori assunti dopo il 7 marzo, non verrà applicato il vecchio articolo 18 (modificato dalla Fornero), ma un diverso sistema di tutela. Come emerso dalla nostra analisi, la nuova legge infatti non si rivela a tutela crescente, ma al contrario calante”. Inoltre, per i neo assunti non è previsto il reintegro, cosa invece consentita dall’articolo 18, per gli assunti precedentemente all’entrata in vigore del decreto legislativo.
“Ma la normativa – afferma ancora –sul contratto a tempo indeterminato non è affatto cambiata, a cambiare sono le tutele per i nuovi assunti. Nel 2014 l’incidenza di assunzioni a tempo indeterminato è di 19 rapporti su 100, il resto sono formule contrattuali flessibili, alla faccia delle riforme che avrebbero dovuto aumentare incentivare. Dal 1 gennaio 2015 – prosegue Pirastu – è entrato in vigore lo sgravio contributivo triennale per le aziende che assumono a tempo indeterminato pari a 8 mila e sessanta euro annuo. Vale a dire che i datori di lavori non pagheranno contributi, ma solo gli stipendi. Ma nel caso di licenziamento illegittimo per i nuovi assunti non è previsto il reintegro, dunque nessuna tutela per i lavoratori ma solo per i datori – conclude Pirastu”.
Ma dall’altro lato è stato anche illustrato il rapporto mensile sulla Cassa integrazione in Italia, questo elaborato ancora dal Servizio Politiche del Lavoro. “Se le richieste di ore di cassa integrazione – afferma Loy – possono essere considerate un indicatore sullo stato di salute del nostro sistema produttivo, possiamo affermare che la situazione italiana non segnala un miglioramento significativo”. Nel primo trimestre del 2015 – ha spiegato il segretario confederale, responsabile del Servizio Politiche del Lavoro Uil – registriamo il calo complessivo delle ore autorizzate a livello nazionale (- 42,23%), ma questa contrazione della Cig é fortemente condizionata dal sostanziale blocco della Cassa Integrazione in deroga (- 81%) in quanto, per scelta del Governo, non sono state stanziate risorse sufficienti. Di conseguenza, non possono essere autorizzate ulteriori richieste delle aziende, specie piccole imprese, con evidente danno per le stesse e, soprattutto, per i lavoratori”.
Guglielmo Loy aggiunge: “Sempre nel trimestre, scendono sia l’ordinaria ( -28.7%) sia la straordinaria (-31.95%). Preoccupa però il dato di marzo che dal confronto con il mese precedente segnala un attenuarsi della riduzione delle ore di cassa integrazione che, in questo caso, è solo del 5,9%. È opportuno sottolineare come però questo dato sia composto da un forte aumento della cassa ordinaria (+11,1%) che induce a temere una ripresa della crisi in alcuni settori produttivi. Anche nel confronto su Febbraio è opportuno tenere conto del crollo della cassa in deroga (-49,1%) con una sostanziale stabilità per la straordinaria (-8,0%)”. “A fronte del dato nazionale in flessione – conclude il segretario confederale Uil – non sorprende il dato siciliano che segnala una complessiva riduzione delle ore autorizzate nel primo trimestre 2015 con un -52.7%. In 3 province (Caltanissetta, Messina e Catania), però, si evidenzia un preoccupante aumento della Cassa integrazione. La provincia di Catania è la seconda con la più alta richiesta in termini assoluti (1.028.619 di ore di cui il 70% di straordinaria). La situazione della provincia etnea preoccupa se si analizza il dato di marzo in confronto con il mese precedente: + 169% (sono state richieste a marzo 592.000 ore di cassa integrazione contro le 220.00 di febbraio).
Nel suo intervento, il segretario generale del “Sindacato dei Cittadini” Fortunato Parisi ha detto: “Noi crediamo nello sviluppo, nella ripresa. Bisogna chiedersi, però, se le istituzioni politiche ci credono. Si rendano conto di questi dati sulla crisi e della sofferenza che cresce nelle aziende catanesi, tra i lavoratori. Da mesi ripetiamo la richiesta di nuove risorse per questa città e la sua provincia affinché si possano, tra l’altro, sbloccare i lavori per progetti infrastrutturali che sono fermi da decenni”.
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24 Aprile 2015, 14:28