07 Settembre 2020, 18:54
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PALERMO – Ormai manca meno di una settimana, ma alla prima campanella sarà tutto pronto: al Danilo Dolci di Palermo è deciso, si riparte il 14 settembre. In questi giorni nel liceo delle scienze umane e linguistico con sede storica a Brancaccio, come in tutti gli istituti d’Italia, si assiste a un viavai interminabile di persone, idee e soluzioni. D’altronde il contesto non è dei più semplici: quasi milleduecento alunni, oltre sessanta aule e un passato segnato da una annosa mancanza di aule. Ecco perché il dirigente scolastico, Matteo Croce, non solo non si è concesso le ferie estive ma dice anche di non rimpiangerle affatto. Ormai la ripartenza è alle porte e si tratta di sciogliere solo gli ultimi nodi, ma nulla andrà mai lasciato al caso.
Gli organi collegiali hanno già deciso per l’apertura il 14 – ribadisce Croce –. Attendiamo solo una conferma dalla ditta che svolgerà la sanificazione e la disinfezione totale dei locali, perché prima di iniziare è necessario che avvengano, ma per il resto possiamo dirci già pronti”.Al Dolci, dunque, non mancano le “condizioni minime di sicurezza” in assenza delle quali la Regione Siciliana ha previsto il rinvio della riapertura fino al 24 settembre.
“Si lavora giorno e notte”: negli ultimi mesi i dirigenti scolastici di tutta Italia lo ripetono senza sosta. Un mantra imprescindibile anche per Croce, che assicura che nella scuola che dirige non si è perso un solo attimo per adeguare ogni aspetto alle normative anti-Covid: “Siamo dotati di misuratori di temperatura, che usiamo già da marzo anche se non sono obbligatori e abbiamo predisposto i kit di sanificante in tutte e sessantuno le aule; inoltre abbiamo creato i percorsi con le strisce adesive per terra a indicare corsie di andata e ritorno, e abbiamo già predisposto ogni area perché si rispettino i distanziamenti, anche se ancora dei banchi monoposto non c’è l’ombra”. Il dirigente assicura che anche i test sierologici per tutto il personale sono in corso d’opera, e che “mascherine nuove ogni sei ore e barriere di plexiglass non mancano e non mancheranno mai”.
“È molto dura”, aggiunge però, nel ricordare gli innumerevoli cambi di fronte ministeriali fra banchi speciali, mascherine, spazi aggiuntivi e didattica a distanza. Alcune di queste linee guida mancano di applicazione pratica, anche minima. Per esempio, se i cosiddetti “lavoratori fragili” devono assentarsi a oltranza, io come farò a ovviare a questa assenza? Come conteggio le loro ore? Ma io non rispondo né a partiti né a governi – precisa – per cui svolgo il mio ruolo di rispondere alle direttive ministeriali, con le curvature e le attenzioni particolari per i luoghi dove insiste la scuola”.
D’altro canto un anno fa, arrivato a dirigere il liceo di Brancaccio, Croce ha dovuto fronteggiare situazioni difficili fin da subito. Specialmente dal punto di vista logistico: “Mancano le aule, ma c’è anche una contrapposizione col vicino liceo Ernesto Basile per una palazzina che è nel nostro caseggiato”.
Il senso di difficoltà con cui si sta attraversando il ritorno a scuola al tempo del coronavirus è palpabile. “Sicuramente c’è un grande senso di difficoltà da parte di tutti – rileva il preside – dovuto all’indecisione della ricerca di qualcosa che non c’è, di soluzioni definitive che nessuno ha. Però non mi piacciono né la paura generalizzata né l’ottimismo bacchettone, per cui dico che se osserviamo con rigidità i protocolli arriviamo da qualche parte”. Una linea che i genitori avrebbero sposato in pieno: “Credo che la prima cosa che li rassicura sia l’autorevolezza dell’istituto, la nostra buona presentazione. Ricevo messaggi lusinghieri da genitori che mi dicono che tutto quello che è stato fatto dalla comunità della nostra scuola, rinunciando a una parte della vita personale, è molto apprezzato e ben riuscito”.
Ma un dirigente scolastico è prima di tutto una persona. “Sono molto stanco” è la risposta spassionata di Croce alla domanda: “Come sta?”. “Gli unici due giorni di ferie che ho tentato di riservarmi li ho passati uno lavorando da casa, l’altro a scuola – racconta – e i diciotto dell’anno scorso li avevo già persi. Ma mi rendo conto che in questo momento non si può lasciare. Sarà difficile, sì, i casi di Covid scoppieranno, magari ce ne saranno tanti, ma niente allarmismi faciloni solo per buttarsi nella mischia. Accanto a me ho le bandiere italiana, europea e siciliana, perché siamo chiamati al servizio con dignità e decoro. In questo lavoro, che senza dubbio sta oberando di lavoro anche il ministero, è coinvolta praticamente tutta Italia. E noi, nella scuola italiana, di persone che abbandonano la nave non ne abbiamo. Io guardo i nostri alunni e mi faccio forza – conclude – perché credono fermamente nella guida scolastica e in tutti noi. E io credo fermamente in tutto questo”.
Matteo Croce, insomma, non ha dubbi che la scuola ce la farà anche stavolta. “Così come tutta Italia – dice – che ha anche la fortuna di essere guidata da un presidente della Repubblica che tutti ci invidiano. E Brancaccio non è certo da meno, merita la stessa attenzione, perché questa nostra scuola è un simbolo per tutto il Paese: si tratta locali sequestrati negli anni Novanta ai costruttori Ienna, un vero punto di partenza per dire che lo Stato vive all’interno di un bene confiscato alla mafia. Però è bene anche dire che questi non erano locali pensati per questa finalità, e oggi sono vecchi, obsoleti, fatiscenti e senza riscaldamento. Gli vanno ridati tonicità e benessere, più che mai in questo momento in cui ce n’è un assoluto bisogno”.
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07 Settembre 2020, 18:54