Il lungo tramonto | del Crocetta nudo e solitario

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06 Marzo 2016, 15:25

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PALERMO – E alla fine, la finanziaria delle vacche magrissime fu approvata. Anche se con una valanga di incognite sul suo futuro. A partire da quel mezzo miliardo che si deve ancora strappare a Roma e che al momento non c’è. Proseguendo poi per le tante montagne ancora da scalare che si chiamano ex Province (sull’orlo del default), precari degli enti locali, forestali e via discorrendo. La sensazione, dopo il dibattito visto a Sala d’Ercole, è sempre più quella di un Palazzo che si trascina sotto un peso insostenibile. Il governo di Rosario Crocetta e la sua maggioranza, in cui ormai il Nuovo centrodestra alberga senza più rossore e tentennamenti, tentano di mettere toppe qua e là in un vestito sbrindellato, senza aggredire di petto i nodi strutturali, che sono quelli legati da una parte alla spesa (soprattutto alla spesa per stipendi, pensioni e sussidi travestiti da stipendi) e dall’altra al rapporto con uno Stato che infligge fardelli sempre più insostenibili alla Sicilia. Nodi antichi e aggrovigliati, per i quali si continua a rinviare, come del resto in Sicilia s’è più o meno sempre fatto.

Uno scenario che non lascia presagire troppo di buono per i due anni di legislatura che ancora rimangono. Due anni che, fin quando non si troverà un accordo accettabile e serio con Roma che passi metta insieme autonomia, responsabilità e sostenibilità economica e finanziaria, si preannunciano durissimi per una Regione la cui economia soffre tragicamente la mancanza della leva pubblica da cui per decenni sostanzialmente è dipesa.

Il contesto politico all’interno del quale affrontare queste sfide resta alquanto fragile. Sì, la maggioranza dopo la falsa partenza in cui il governo per un giorno intero è andato sotto su tutto, si è sostanzialmente compattata. Ma gli scontri sotterranei tra Crocetta e i renziani sono riemersi a più ripresi come fiumi carsici. Basti pensare al caso di Sicilia e-Servizi, che ha spinto il governatore, forse per la prima volta a interrogarsi (buon ultimo in Sicilia) sul fatto se esista o meno una maggioranza. Divergenze di visioni che si replicano anche sullo spinoso dossier di Riscossione Sicilia.

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Trovare una sintesi spetterebbe per ruolo al presidente della Regione. Ma malgrado Crocetta sembri sforzarsi di rinunciare a certe sparate sopra le righe viste in passato, l’impressione è quella di un governatore sempre più marginale, indebolito, messo all’angolo dalle correnti e da partiti e partitini che già pensano alla sua successione. Non solo. Attorno a Crocetta continua a franare pezzo dopo pezzo quell’ingombrante cerchio magico che per lungo tempo ha rappresentato per il governatore un usbergo ma anche un ostacolo per instaurare un rapporto costruttivo con i partiti. Le vicende giudiziarie rendono sempre più scomoda la poltrona di Patrizia Monterosso, dopo aver di fatto tolto di scena Anna Rosa Corsello, quelle politiche hanno messo fuori gioco Antonio Fiumefreddo e messo sempre più in discussione Antonio Ingroia. Insomma, Crocetta appare sempre più solo e sempre più nudo. Ad affrontare un percorso proibitivo disseminato da mine vaganti sempre più vicine a esplodere, vedi ad esempio alla voce ex Province. Una via d’uscita a oggi ancora non si intravede. Un pizzico di realismo suggerirebbe forse di chiudere baracca e cercare di voltare pagina dopo una legislatura disastrosa. Che invece sembra destinata a trascinarsi ancora per due difficilissimi anni di prolungato tramonto.

 

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06 Marzo 2016, 15:25

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