16 Maggio 2024, 05:02
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MESSINA – “Oggi la questione é che c’è questa parte messinese della famiglia Vita, perché la fi…il figlio lavora là, ah…la nuora é responsabile della comunicazione e che politicamente sono vicini a lui”. Il manager Giuseppe Laganga, ex direttore del Policlinico, risponde così quando l’ex assessore alla salute Ruggero Razza, estraneo alle indagini, chiede chiarimenti sulla clinica Nemo Sud.
Le cimici dei carabinieri erano al lavoro dopo la denuncia di un medico. Sullo sfondo emergeva il ruolo di Giuseppe Vita, primario del reparto di Neurologia del Policlinico e direttore della clinica privata Nemo Sud. Vita era “il responsabile e super visore – come diceva Laganga al telefono con l’ex assessore – ed era sempre il responsabile della Neurologia del Policlinico”.
Il fulcro centrale è burocratico, ma si interseca con presunti favori e assunzioni. I magistrati parlano dell'”esternalizzazione di prestazioni sanitarie vietate dalla legge, senza procedura di evidenza pubblica, per la selezione del privato”. Il “privato” è la clinica Nemo Sud nei confronti della quale sarebbero state fatte numerose “illiceità”, come ricorda il commissario Giampiero Bonaccorsi, a partire dall’affidamento “diretto” della convenzione.
Mensilmente, l’azienda corrispondeva circa 175 mila euro, che servivano a coprire quasi interamente i costi del personale, assunto direttamente dalla Fondazione Aurora o tramite la società cooperativa Medisan.
Gli inquirenti bollano come “un’anomalia” il doppio ruolo ricoperto da Giuseppe Vita, contemporaneamente direttore della clinica privata che gestiva le prestazioni neurologiche per conto del Policlinico e direttore dell’unità di Neurologia del Policlinico, con funzioni di controllo.
I carabinieri, analizzando i nominativi del personale in forza alla Nemo Sud, scoprono che “vi erano alcuni familiari di Giuseppe Vita”, primario del reparto di Neurologia del Policlinico e direttore della clinica privata. Gli assunti “imparentati” sarebbero un neurologo e la responsabile comunicazione e marketing, rispettivamente “figlio e nuora” del medico.
Gli investigatori analizzano anche il personale infermieristico e scoprono che la cooperativa Medisan, con sede in Lombardia, nel 2017 aveva ceduto alla Fondazione Serena Onlus, presieduta da Alberto Fontana, uno degli indagati, il proprio ramo d’azienda con servizio infermieristico, di riabilitazione e sociosanitario.
La clinica Nemo Sud era dotata di “numeroso” personale medico, paramedico e amministrativo, “selezionato con modalità privatistiche”, si legge nell’ordinanza del Gip di Messina, e rappresentato da dipendenti della Medisan.
Dal 2014 al 2018 il Policlinico di Messina ha versato più di 6,5 milioni di euro alla Fondazione Aurora e nel 2020 tutte le attività erano state rimodulate per far fronte all’emergenza Covid, sospendendo le visite per 4 mesi. Ma nel 2020 la Fondazione ha ricevuto circa 2 milioni di euro
Un gioco di prestigio, ottenere fiumi di soldi grazie a un “codice” sanitario che non era stato mai autorizzato. Il commissario Bonaccorsi scopre che il Policlinico giustifica la corresponsione delle somme alla clinica Nemo Sud attraverso il riconoscimento di posti letto “con codice 75”, ovvero la neuro-riabilitazione, causando la “distrazione di risorse pubbliche”.
Ma questo “codice” “non era mai stato assegnato dal Piano di programmazione regionale”. A questo si aggiunge l’utilizzo dei locali del padiglione B concessi alla clinica.
Analizzando gli incartamenti, la Procura annota che nel 2012 il commissario straordinario Giuseppe Pecoraro aveva assegnato all’unità operativa di Terapia fisica e a quella di Riabilitazione neurologica, 32 posti letto, dei quali 12 erano con il “codice 75”. Sin dall’inizio, riassumono gli inquirenti, le prestazioni erogate sono state classificate con il “codice 75”, non assegnato all’azienda sanitaria e più remunerato, e non con il codice 56, previsto dal Piano per il Policlinico di Messina.
Nel 2017 Giuseppe Laganga amplia i posti letto della clinica Nemosud, consegnando alla Fondazione Aurora nuovi locali: il costo annuale passa da 1,6 a 2,7 milioni di euro l’anno.
I carabinieri acquisiscono il verbale della riunione del 2018 tra l’ex assessore regionale alla Salute Ruggero Razza e l’ex rettore dell’Università di Messina Salvatore Cuzzocrea: insieme concordano la programmazione del Policlinico. Dalle carte emerge che non c’è “alcuna previsione” di posti letto con “codice 75”. Ciononostante, nel documento si legge di 12 posti letto con “codice 75” accanto alla dicitura “Nemo Sud”, “attivati, ma non previsti nella rete regionale”.
La Procura di Messina sostiene che “la circostanza che nella nuova rete ospedaliera fosse confermata l’assenza di posti con il codice 75 dimostra, all di là di ogni dubbio, che l’interlocuzione avvenuta nel 2017 tra il Policlinico e la direzione regionale dell’assessorato per l’ampliamento dei posti letto sia futto di una rappresentazione della realtà diversa da quella effettiva”. Sullo sfondo le assunzioni e quel fiume di soldi che ha portato a un sequestro, a carico degli indagati, di oltre 11 milioni di euro.
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16 Maggio 2024, 05:02