26 Ottobre 2019, 05:54
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PALERMO – La cifra cresce di giorno in giorno. I soldi fatti sparire da Maurizio Lipani superano il milione. Ben oltre i 350 mila euro che al commercialista sono stati contestati nell’ordinanza di custodia cautelare. Ed è ancora un dato parziale visto che la ricostruzione dei pubblici ministeri di Palermo prosegue.
Gli agenti della Direzione investigativa antimafia stanno setacciando il mare magnum di incarichi che hanno generato decine di conti correnti. I soldi transitavano da una banca ad un’altra con una facilità disarmante, per finire nelle tasche del commercialista ai domiciliari da due settimane con le accuse di peculato e auto riciclaggio.
Fino al momento dell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Marcella Ferrara il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Francesca Dessì e Gianluca De Leo avevano scoperto un ammanco di 350 mila euro da due imprese che Lipani era stato chiamato ad amministrare dal Tribunale di Trapani. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia il commercialista ha confessato e raccontato di altri prelevi di denaro.
Gli investigatori, al di là delle sue dichiarazioni, si sono messi a lavoro su una settantina di incarichi che Lipani ha ricevuto negli anni dai tribunali di Palermo, Messina Reggio Calabria e Trapani. Non solo misure di prevenzione, ma anche amministrazioni di società sequestrata in sede penale.
Lipani si è appropriato dei soldi e li avrebbe utilizzati per una serie di investimenti personali. Dall’apertura di uno studio in provincia di Milano ad alcuni affari che hanno attirato l’attenzione investigativa. Il commercialista palermitano gestiva grosse somme di denaro. Ad esempio il Tribunale di Reggio Calabria gli aveva affidato nove società sequestrate e confiscate all’ex deputato ed armatore Amedeo Matacena. Tra queste c’era la compagnia marittima Amadeus spa. Dai depositi bancari del colosso della navigazione Lipani ha prelevato più di 180 mila euro, girandoli su conti correnti intestati a se stesso e alla moglie. Su un altro conto corrente personale sono transitati 137 mila euro di altre amministrazioni giudiziarie.
Il nodo della questione è il sistema dei controlli che ha fatto acqua. In molti casi mancano le pezze di appoggio, le autorizzazioni dei Tribunali ad eseguire le operazioni bancarie, le rendicontazioni del lavoro svolto. Tutti passaggi obbligatori per chi gestisce un bene per conto dello Stato.
La situazione si fa ancora più oscura quando i beni sequestrati passano dal controllo dei Tribunali a quello dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati. Con l’acquisizione al patrimonio statale è stata messa una pietra tombale sui conti. Un’operazione tutto sommato semplice per un commercialista con l’abilità di Lipani e in presenza di falle nel sistema di controllo.
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26 Ottobre 2019, 05:54