Il mistero di Valentina, parla il papà| “Non fu suicidio, voglio la verità”

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09 Ottobre 2012, 12:08

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ADRANO (CATANIA)- “Valentina non me la potrà più restituire alcuna giustizia terrena: ma venire a capo della verità sarà quantomeno un atto d’amore nei confronti di mia figlia”. Antonino Salamone è il papà di Valentina la 19enne biancavillese rinvenuta morta il 24 luglio di due anni fa in una villetta alla periferia di Adrano: penzolante e con una corda stretta al collo che la strangolò a morte. Quella casa avrebbe ospitato la sera precedente una festa tra amici. Ma il giorno stesso della scoperta della tragedia il caso della bella e solare Valentina venne liquidato e spietatamente derubricato in tutta fretta alla voce “suicidio”. Una tesi alla quale il papà di Valentina non ha mai voluto credere. E non soltanto per un inevitabile istinto paterno. “Era assolutamente impossibile che mia figlia si fosse suicidata – prosegue papà Antonino –: ogni genitore conosce i propri figli e Valentina non avrebbe mai potuto compiere quel gesto. Ma, poi, c’erano dei fatti evidenti che portavano ad escluderlo categoricamente”.

Circostanze che hanno convinto oggi gli stessi magistrati ad affermare che “Valentina Salamone fu uccisa e chi pose in tale in essere tale delitto ebbe a simulare con notevole abilità il suicidio”. “Il corpo di mia figlia venne rinvenuto al mattino ed io venni allertato addirittura quasi a sera. Me lo fecero trovare come un pacco postale. C’era la bara bianca e la corda ancora la collo in una scena che non cancellerò mai: le sue mani che tentavano di resistere alla stretta; le sue dita avevano provato ad evitare il soffocamento. “. Immediatamente dopo, non venne disposto alcun sequestro della casa per una eventuale ispezione ed in meno di ventiquattr’ore il caso era già stato chiuso e praticamente archiviato. Ma il supplemento d’indagine ed il successivo sopralluogo alla villetta eseguito dai carabinieri del nucleo investigativo di Catania e del Ros di Messina, hanno di fatto smontato l’approssimativa ipotesi di suicidio. “Mia figlia è stata ritrovata con i talloni insanguinati ed un grande ematoma al braccio. Lascio a lei ogni considerazione”.

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Adesso, però, occorrerà scavare fino in fondo per risalire ai colpevoli dell’omicidio. Ma prima si dovranno fare inevitabilmente i conti con quel muro di omertà che da ormai oltre due anni si è edificato attorno a quello che più che un mistero è diventato una sorta di loggia a protezione di chissà chi. “Io e la mia famiglia abbiamo riacquistato fiducia nella giustizia – conclude Antonino Salamone -: ora spero di capire chi ha ucciso mia figlia”. Compito questo che toccherà ai magistrati. Per una verità ancora lontana. Ma mai così vicina.

 

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09 Ottobre 2012, 12:08

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