24 Dicembre 2016, 16:09
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CATANIA – Da che mondo è mondo se per un italiano il Natale vuol dire famiglia, per un siciliano lo è ancor di più. Rinunciare ai propri affetti e alle chilometriche tavolate piene di prelibatezze nostrane, inutile negarlo, costa. Perché dietro a quella schiacciata con gli spinaci e uva passa si nascondono le mani operose di mamma Angela. Tra gli gnocchi fatti in casa, la pazienza di zia Maria. E in quel vassoio di dolci di mandorla, l’arte culinaria di nonna Rosa. Natale, insomma, per i siciliani è come riaprire un vecchio album di famiglia per qualche giorno e riassaporarne l’essenza. Fare scorta di abbracci sinceri, conservarli in pacchetti monodose in angoli segreti del nostro cuore per tirarli fuori all’occorrenza. Durante le giornate plumbee che, a volte, attraversano la nostra anima. E allora, quando questa magia non è possibile riviverla, qual è la soluzione? Ricrearla (o almeno provarci) in qualunque altro luogo ci si trovi.
“Del Natale siciliano – racconta a LiveSiciliaCatania Giuseppe Grosso, 29enne grammichelese in collegamento via Skype dall’Ecuador – mi manca, al livello chimico, il freddo. Sembra strano, ma per chi come me è stato sin da piccolo abituato a vivere le festività in un’atmosfera invernale è così. A Guayaquil in questo momento ci sono 34 gradi, è il periodo dell’anno in cui alla stagione delle piogge segue quella del caldo intenso. Non penso di appartenere a coloro i quali vivono il distacco dalla propria terra con estrema malinconia, ho lasciato l’Italia e i miei affetti con la consapevolezza di andare a vivere in un luogo per apprezzarne gli aspetti positivi. E di questo devo dire grazie a mia moglie Wendy che, essendo nata qui, rappresenta un punto di riferimento fondamentale per me. Ci siamo trasferiti da due anni alla ricerca di opportunità maggiori rispetto a quelle offerte oggigiorno dall’Italia. All’inizio non è stato affatto semplice, i primi mesi scorrono tra il disbrigo di documenti e pratiche burocratiche atti a far sì che tu possa trovare un’occupazione. Solo se vieni assunto puoi usufruire di assicurazione sanitaria, altrimenti è un vero problema. Il Natale – continua Giuseppe – è molto sentito in Ecuador perché, nonostante sia abitato da gente che professa disparati credi, lo stato si considera cristiano. Nei luoghi pubblici trovi, un po’ come in
Italia, i presepi. C’è la tradizione di realizzarne pure all’interno dei parchi o dei boschi, anche se mancano le classiche nostre chiese barocche, alte, dotate di campane e acquasantiera all’ingresso. Si intonano i ‘villancicos’, canti popolari natalizi di origini spagnole e portoghesi che sono stati esportati nel Nuovo Mondo in veste unicamente di composizione sacra. In quanto al cibo, mangeremo sicuramente ‘condumio’, un piatto tipico spagnolo dal mix dolce-salato realizzato con pollo, prosciutto, noci, uva passa, olive e pane dolce”.
E per un siciliano in Ecuador, ce n’è uno a Londra pronto a tenere alta la bandiera sicula nella nazione europea multirazziale per eccellenza. “Non è il primo Natale che sono costretto a passare fuori – confessa Libero Raspa, 39enne originario di Augusta e direttore per il Regno Unito di agoda.it, uno dei siti di prenotazione alberghi più in espansione al livello globale. – Gli altri anni la motivazione era più professionale, stavolta, io e la mia compagna Kseniya siamo in attesa della nostra prima bimba. Ne approfitteremo per visitare la città, visto che Londra è davvero unica in questo periodo, organizzando una cena multinazionale con amici provenienti dall’Italia, Ucraina, Russia, Kazakistan e Malta. Ovviamente del Natale in Sicilia mi mancherà la tradizione in famiglia: stringersi attorno ad un tavolo, tanto mangiare e bere, la tombola, le serate a giocare a carte. A proposito, custodisco qui un mazzo di quelle siciliane ancora imballate e credo sia la volta buona per inaugurarle”.
E se pure a due passi da Buckingham Palace c’è chi non rinuncia ad una briscola tra gli amici, c’è chi sul lago di Como decide di organizzare il cenone in salsa prettamente meridionale. “Non riusciamo spesso a ritornare a Bronte per le feste – spiega Silvia Parriniello, trasferitasi con il marito Claudio da 6 anni in Lombardia. Le ragioni non sono solo lavorative ma anche economiche. È sempre la stessa storia, noi siciliani non siamo affatto tutelati in tema di voli. È inammissibile che per una famiglia come la mia, composta da 2 bambini e 2 adulti, occorrano 2 mila euro di biglietto aereo per le festività. Vale anche ad agosto e, francamente, con quel prezzo piuttosto vado in vacanza ad Hong Kong! A Como raramente si festeggia il cenone ma io e Claudio, essendo siciliani doc, non ci rinunciamo. Così, non avendo parenti in zona, abbiamo organizzato con i vicini di casa di origine pugliese una gran ‘terronata’ – la definisce simpaticamente così Silvia – a base di pesce e tombola finale. Della Sicilia mi manca il calore familiare, le abbuffate senza sosta che dal 24 dicembre si concludono il 6 gennaio e il desiderio di addobbare tutti insieme casa. Una cosa che mi fa impressione di Como è che durante le festività raramente vedi le incantevoli ville cittadine con le luci tipiche natalizie. Chissà, magari reputeranno tale usanza un po’ kitsch. A me invece piace tanto e, ogni anno, con i miei figli Enea e Ginevra ci divertiamo a colorare l’appartamento”.
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24 Dicembre 2016, 16:09