Il padre cercò il killer del figlio |“È un segnale… sapeva i discorsi”

di

15 Gennaio 2020, 20:05

1 min di lettura

PALERMO – L’8 maggio scorso due killer assassinavano Antonio Di Liberto, commercialista incensurato, cugino di secondo grado del pentito Filippo Bisconti. Il padre della vittima, Giuseppe, si attivò per capire chi e perché avesse ammazzato il figlio.

Ex dirigente della provincia in pensione, anche Giuseppe Di Liberto è stato sindaco di Belmonte Mezzagno negli anni Novanta. La prima persona che ha contattato è stato Salvatore Bisconti: “Salvatò… qua è un segnale dato a qualcuno capito?… che è fatto proprio con il crimine… è questo il motivo”.

“… e ora quello che comanda è Salvatore”, commentava Bisconti. “Salvatore chi?”, chiedeva Di Liberto. Risposta secca: “Tumminia”. Bisconti aggiungeva che il commercialista aveva aiutato Tumminia: “… a lui quando è uscito dal carcere gli ha risolto tutti i problemi… non è che dici c’era un contrasto… io tutti i discorsi li conosco tramite lui… dice mi ha risolto la situazione… me l’ha risolta Antonio a me… perciò dico non è che Antonio era in una fase… messo in mezzo”.

Bisconti, dunque, ipotizzava che Antonio Di Liberto fosse stato ucciso perché inserito in chissà quali dinamiche mafiose. Il padre della vittima concludeva: “… chi è che emerge avrà voluto dare un segnale… siamo noi altri che comandiamo”.

In una successiva conversazione era Giovan Battista Bisconti a commentare l’omicidio: “Io penso che Antonio ha pagato il prezzo che doveva pagare di suo nonno Benedetto e di zio Peppe… può essere che ha presentato qualche discorso con la scomparsa di Filippo Bisconti perché lui sapeva… sapeva i discorsi di Filippo e voleva comandare”. Quali segreti conosceva il commercialista ucciso a colpi di pistola e di fucile? Nella risposta c’è la chiave di uno dei due omicidi commessi a Belmonte Mezzagno negli ultimi mesi.

Pubblicato il

15 Gennaio 2020, 20:05

Condividi sui social