Il padre del bimbo avvelenato: | “Non ho colpe per Lorenz”

di

22 Luglio 2014, 11:46

3 min di lettura

ALCAMO (TRAPANI)- “Io non ho colpe per la morte di mio figlio, porto dentro di me un dolore immenso quello dell’essere andato via per evitare la galera…oggi sarei ben felice di pagare la galera ingiusta pur di riavere mio figlio vivo”. Sono parole di Enzo Renda, il papà di Lorenz, il bambino di 5 anni morto la scorsa settimana, per l’assunzione di farmaci, e per la cui morte è in galera la madre, Aminta Altamirano Guerrera, 33 anni, messicana, accusata di averlo ucciso. L’autopsia ufficiosamente ha confermato il decesso del bambino per avvelenamento, il sospetto è quello che a Lorenz la madre avrebbe somministrato le gocce di un farmaco antidepressivo della quale lei stessa faceva uso.

In questi giorni si è scritto che il dramma della donna avrebbe avuto origine dal burrascorso rapporto con il marito, Enzo Renda, che lei aveva anche denunciato per maltrattamenti. Un fascicolo di indagine contro Renda risulta infatti aperto presso la procura di Trapani, titolare dell’inchiesta il pm Franco Belvisi. Fascicolo che il pm Sara Morri, che si occupa adesso della morte di Lorenz, avrebbe ripreso in esame. Intanto per la prima volta con una lettera firmata di suo pugno, scritta a tratti in terza persona, fa sentire la propria voce Enzo Renda. “Noi – scrive – non siamo mai stati sposati, Enzo è stato costretto a lasciare la propria convivente in quanto dalla stessa aveva subito, sotto cattivo consiglio di persone note a lei vicine, una denuncia per maltrattamenti, la cui fondatezza è tutta da verificare…Aminta con il suo comportamento aveva infine costretto il compagno a separarsi da lei, ed in questo ultimo anno è stata vicina a persone che, mosse da sentimenti di ipocrita buonismo, l’hanno spinta a denunciare Enzo fomentandola contro di lui e la sua famiglia”.

Le cronache hanno anche riportato che il dramma della donna era anche dovuto al fatto di non potere tornare in Messico col figlio. “Non è vero – scrive ancora Enzo Renda – voleva bensì andare in Germania per raggiungere l’ex convivente, cosa confermata dal parroco della chiesa di Santa Maria”. Renda scrive di trovarsi in Germania solo da tre mesi e che sarebbe tornato a settembre prossimo alla scadenza del contratto di lavoro stagionale. “In Germania Enzo ha continuato ad assumersi le sue responsabilità di padre inviando ad Aminta soldi per Lorenz e per pagare affitto e accessori”. Renda se la prende di brutto con i servizi sociali: “Neppure le autorità hanno capito tutto ciò, i servizi sociali che la seguivano scrivevano che il rapporto tra Enzo ed Aminta era a rischio mentre Enzo aveva mostrato preoccupazione per l’instabilità di Aminta come riportato dalle stesse assistenti sociali nella relazione…se ognuno avesse fatto bene la propria parte e il proprio lavoro forse non si sarebbe arrivati a questo epilogo”.

Infine: “A pagare è stato un bambino che non aveva bisogno solo della bicicletta ma in mancanza di un padre che stava per finire in galera aveva bisogno di una madre sana mentalmente e responsabile”. Come è noto la perquisizione condotta dalla polizia nella casa della donna dopo la scoperta della morte di Lorenz, ha fatto trovare una lettera accartocciata con scritto, di pugno della donna, l’annuncio del suo suicidio e della morte del figlio, ed anche una sorta di pupazzo infilzato (stile voodoo): la donna ha detto al pm che quello scritto era frutto di un momento di sfogo e che quel pupazzo le serviva per sapere se il marito la tradiva. Al pm e al gip ha continuato a ribadire che “lei non ha ucciso Lorenz” ma si è trattato di un incidente, il bambino da solo avrebbe preso quelle gocce la sera prima della morte, senza che lei si fosse resa conto di nulla. Ma i poliziotti hanno trovato il flacone del medicinale vuoto, ermeticamente chiuso e gettato nel cestino dei rifiuti che la donna teneva a casa.

LEGGI QUI LA LETTERA IN VERSIONE ORIGINALE

Pubblicato il

22 Luglio 2014, 11:46

Condividi sui social