19 Novembre 2015, 12:04
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Il nostro Paese è tra le nazioni dove il rumore fastidioso e dannoso è maggiore. L’Italia è al secondo posto al mondo nella scala del frastuono. A ciò si aggiunge che la metà della popolazione sconosce danni e lesioni provocate da lunga esposizione ai rumori. Sono, pertanto, necessarie alcune premesse basilari, rintracciabili in ogni dizionario. Suono, in senso stretto, è quella perturbazione capace di generare una sensazione auditiva. Le varie accezioni che competono al termine rumore derivano sostanzialmente dal suo significato originario di suono molesto o indesiderato. Il decibel è l’unità di misura logoritmica (dB, come sigla) usata per esprimere livelli relativi di potenza come amplificazione, attenuazione, ecc.; in particolare in acustica il decibel è impiegato per misurare il livello dell’intensità energetica dei suoni, che può essere rilevato dall’orecchio umano in condizioni normali.
Uno studio statistico è stato effettuato da GFK Eurisko su 8800 persone in 11 nazioni del nostro pianeta. Da questa ricerca risulta che in ognuna di queste aree geografiche si hanno livelli di stimoli sonori in eccesso. Le due città ove il frastuono è massimo sono New York e Los Angeles. Terza – in questa gara sonora mondiale – è Napoli. In Italia 1 cittadino su 10 è sottoposto a rumori eccessivi. La percezione di fastidio si ha sopra 80 decibel, mentre superando 120 si provoca dolore. Nella nostra nazione l’8-12 per cento dei cittadini è particolarmente sensibile ai rumori.
Per avere esempi di comparazione: respiro umano 20 decibel; aspirapolvere o radio ad alto volume 70; camion 80; urlo 90; discoteca 100; sirena 120; auto di formula uno o colpo di pistola 140; razzo al decollo 180. Secondo queste indagini 4 sono le fonti del rumore non tollerabile più comuni; strade con “movida”, alterchi, musica e mezzi pubblici. Se lo strepitio è saltuario e discontinuo gli stati di ipoacusia sono transitori, altrimenti anche i processi cognitivi – quale memoria e attenzione – possono risultare alterati. Il baccano continuo è capace di determinare alterazioni non solo uditive, croniche e talora irreversibili. Gli eccessi continuativi di decibel sono in grado di azionare stress dell’apparato cardiovascolare, disturbi dell’umore, cefalee. Una diffusa riduzione dei decibel potrebbe portare – secondo alcuni studi – a 200.000 ipertesi e 2.000 infarti in meno.
La situazione può essere più pericolosa per i bimbi, secondo uno studio dell’Università Bicocca di Milano. Frastuono e chiasso eccessivi e continui hanno potenzialità di alterare processi-chiave dello sviluppo del bambino: sintesi proteica, espressione genica, produzione dell’ormone della crescita. L’assenza di regole porta a una specie di “far west” sonoro. I responsabili dei comuni devono essere sostenuti nella guerra contro movide esasperate e prolungate ed eccessi di amplificazioni, definendo regole e limiti, specie nei quartieri centrali intensamente abitati delle città, dove si realizza il fenomeno definito “socioacusia”. Si potrebbe prevedere l’installazione di strumenti elettronici (simili alla “scatola nera” degli aerei ), capaci di registrare con dati certi e inequivocabili quantità e intensità dei decibel.
Ovvero un progetto di segmentazione delle varie città in aree diversificate. La cifra costitutiva deve essere fondata su una capacità duttile e lungimirante che codifichi valori differenziati – specie nelle località e zone turistiche – per non arrecare gravosi o irreparabili danni economici ai commerci e a tutto l’indotto generato dal turismo. Un invito alla moderazione, anche in questo campo, non appare inutile. Ben vengano provvedimenti-calmiere da parte di autorità e istituzioni deputate. Oggi financo Shakespeare, non avrebbe potuto scrivere la sua opera “Molto rumore per nulla”.
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19 Novembre 2015, 12:04