Il parere del medico | nella sanità di Massimo Russo

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18 Ottobre 2011, 09:55

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(R.P.) Gli ortopedici siciliani, specialmente i palermitani, sono tutti bravissimi, competenti e raramente fallibili. Ma allora perché, per esempio, nella credenza popolare vige il detto: se ti rompi la gamba, meglio in carnezzeria che a Villa Sofia? Si tratta, indubbiamente, di maldicenze messe in giro dai comunisti (che sempre tramano) dai camici bianchi del Rizzoli, vogliosi del trasferimento da una trentina d’anni, e dalla Lega. E il livello dell’invenzione raggiunge picchi amarissimi. Un conoscente raccontava una volta di una strana disavventura capitata in un reparto di ortopedia palermitano. Lastra al gomito rotto. Il dottore esce dalla medichieria, reggendola, ed esclama: “Dov’è il bambino col ginocchio fratturato?”. E l’uomo, assai impallidito: “Io ho il gomito…”. E il dottore, girando la radiografia: “Ah sì, il gomito”. Ma dai…

Leggende metropolitane, che si fondano però, su un dato nudo e crudo: la  sfiducia del pubblico nel medico di casa nostra. Se sia meritata o non lo sia è altro discorso che chiunque saprà svolgere a suo gradimento. Il fatto, in sé, non pare contestabile. La gente prende l’aereo e tenta altri lidi, da molti anni prima dell’avvento di Massimo Russo e della sua discutibile sanità. Fuori, “in Italia”, si cercano competenza e umanità. Professionisti che abbiano un’idea di diagnosi, senza il reiterato bisogno di seppellire il paziente sotto una moltitudine di esami, uso fascicolo processuale abbondantissimo. La pratica delle indagini è sacrosanta, purché si inizi da un sospetto, da un pensiero. Certo, colpa pure delle cause innumerevoli che hanno retrocesso la medicina a pratica difensiva e catenacciara. Oggi ti sommergo di analisi, nel caso in cui domani un magistrato dovesse bussare alla mia porta. Resta il sentimento di scarsa disponibilità al credito. Il paziente siciliano medio non si fida del dottore siciliano medio.

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Su questo dovrebbe riflettere la corporazione dei camici bianchi. La protesta contro l’invasore- contro la sanità italiana trapiantata qui – è credibile, finché si hanno le carte doppiamente in regola: nella propria coscienza e nel giudizio degli altri. Altrimenti, ogni buona ragione rischia di essere ridotta alla flebile eco dei lamenti che nessuno prende mai sul serio.

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18 Ottobre 2011, 09:55

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