13 Dicembre 2014, 06:00
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PALERMO – La dirigente è rientrata. Ma non si occuperà più di quei contratti. Nel frattempo le hanno pure tagliato le gomme dell’auto parcheggiata di fronte ai cancelli dell’assessorato al Territorio. Proprio in quei locali, in quelle ore, si consumava l’ultima tappa di un pasticcio amministrativo sempre più intricato. I 36 precari di quell’assessorato hanno occupato i locali della direzione prima e dell’assessore Croce dopo. Chiedevano notizie sugli stipendi arretrati. Da undici mesi. Ma soprattutto chiarimenti sul loro futuro.
Una querelle dalla quale si è sottratta Lucia Mangione. Dirigente della Ragioneria dell’assessorato, giunta da poco al posto della precedente dirigente Maria Spanò, ha deciso di dire “no”. Quei contratti non l’hanno convinta. E si è rifiutata di firmare i mandati di pagamento. Anzi, ha fatto di più: ha deciso di dimettersi dall’incarico dirigenziale. Un segnale fortissimo di contrarietà all’operazione portata avanti in assessorato. In giorni caldissimi. Gli stessi in cui ha trovato le quattro gomme della sua auto, parcheggiata di fronte ai cancelli dell’assessorato, tagliate.
Le dimissioni della Mangione, però, hanno finito per bloccare non solo quelle pratiche, ma tutto il resto. È questa la situazione di fronte alla quale si è trovato il nuovo ragionere generale (ad interim) Giovanni Bologna. È stato lui a convincere la dirigente a rientrare in servizio. A un patto: la Mangione non si sarebbe più occupata di quella “patata bollente”.
Così, è stato lo stesso Bologna ad avocare a sé la questione. Se ne occuperà il ragioniere generale, insomma, dopo aver portato avanti una istruttoria. Le carte sono state trasmesse al ragioniere generale solo ieri. Ma dall’assessorato trapelano già i primi dubbi sulla legittimità di quei rapporti di lavoro. E qualche “anomalia”. Una transazione tra i lavoratori e il dirigente generale Gaetano Gullo, infatti, aveva “trasformato” i co.co.pro in contratti di tipo subordinato. Un accordo che avrebbe potuto consentire – e questo è quello che speravano probabilmente i lavoratori – di entrare nel calderone delle proroghe dei precari. Una transazione, trapela dagli uffici del Bilancio, che, a differenza della “prassi” non viene portata avanti dall’Ufficio del personale, ma direttamente, appunto dal capodipartimento.
Dubbi. E anomalie. Che non dovrebbero ostacolare, però, il pagamento degli arretrati. Sempre dalla Ragioneria generale fanno sapere che quei lavoratori verranno pagati. Ma la “chiave” sta nella modalità di riconoscimento del lavoro di questi precari. Il rischio, insomma, è che, alla fine dell’istruttoria, risulti che queste persone abbiano lavorato “sine titulo”. Si parla, tecnicamente, di “arricchimento extracontrattuale”. Avrebbero svolto attività lavorativa, insomma, nonostante l’assenza di un rapporto formale definito. Una fattispecie che potrebbe aprire anche alla possibilità di contestare agli amministratori un danno erariale. In questo caso, però, una cosa è certa: l’avventura dei 36 Co.co.pro alla Regione sarebbe arrivata al capolinea.
La vicenda è iniziata il 6 febbraio dell’anno scorso quando questi precari stati assunti dalla Regione con un contratto triennale da poco più di mille e 900 euro al mese. E hanno iniziato a lavorare senza, però, che il contratto fosse stato registrato in Ragioneria. “Tutto regolare”, avevano tagliato corto dagli uffici di via Ugo La Malfa. Di avviso opposto l’allora dirigente capo della Ragioneria Maria Spanò, secondo cui, i contratti erano in contrasto con le normative vigenti e i decreti privi dell’indicazione fondamentale del capitolo di spesa su cui gli stessi contratti dovessero gravare.
Il tira e molla è proseguito con altri due tentativi di registrazione andati a vuoto. Fino a quando è stato il dirigente generale dell’assessorato Gaetano Gullo a fare registrare, lo scorso ottobre, i contratti sotto la propria responsabilità. Gullo ha pure chiesto che gli atti venissero inviati alla Sezione di controllo della Corte dei Conti a conferma di una procedura che ha sempre definito legittima. Solo che dalla Sezione di controllo, che analizza le questioni dal punto di vista amministrativo, hanno risposto con un “non luogo a procedere”. Come dire non è competenza nostra valutare l’opportunità o meno del registrazione.
Per andare alle origini della vertenza bisogna andare a ritroso nel tempo, quando nel 2003 la Regione decise di avvalersi della professionalità di 45 tecnici laureati con contratti di collaborazione coordinata e continuativa. A loro, in questi anni, sono state affidate, tra le altre cose, le valutazioni d’impatto ambientale e le analisi di rischio idrogeologico fondamentali per l’avvio dei cantieri pubblici e privati. Di anno in anno si è arrivati alla fine del 2012, quando un apposito disegno di legge stabiliva la proroga fino al 30 aprile 2013 anche per i 45 tecnici. Nel gennaio 2013, però, il Commissario dello Stato impugnò l’articolo che li riguardava nella parte in cui non era stato specificato che i contratti di lavoro soggetti a proroga erano quelli subordinati a tempo determinato. E così i 45 Co.co.co, tagliati fuori dalla proroga, agirono contro la Regione siciliana, tentando la conciliazione presso l’Ufficio provinciale del lavoro. L’obiettivo era dimostrare che non erano stati impiegati con contratti di collaborazione, ma assunti a tempo determinato in modo da rientrare nella proroga riservata ai precari.
L’amministrazione regionale, dopo avere sentito il parere dell’avvocatura dello Stato, decise di conciliare riconoscendo quanto richiesto dai lavoratori. Una conciliazione a cui, però, non fu dato seguito, visto che nel corso del 2013 i precari non firmarono alcun contratto. Ed è per questo che, secondo la Spanò, si trattava di nuovi contratti che non rientravano fra quelli previsti dalla Finanziaria regionale. Fino a quando il dirigente generale Gullo non chiuse la partita, aprendo però un giallo che si è trascinato fino ad oggi. Quei lavoratori non ricevono un euro da 11 mesi. pur avendo firmato buste paga e registri di presenza. Un raro caso di lavoratori in nero della pubblica amministrazione. E così hanno deciso di occupare i locali dell’assessorato. Nelle stesse ore e a due passi dal luogo in cui la dirigente Mangione, subentrata nel frattempo alla Spanò, che doveva sbloccare i pagamenti e ha invece deciso di dire “no”, trovava le quattro gomme bucate. La “patata bollente” dei precari del Territorio è finita nelle mani del nuovo ragioniere generale.
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13 Dicembre 2014, 06:00