18 Giugno 2015, 06:06
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CATANIA. Della nomina di Giuseppe Giammanco a direttore generale dell’Asp 3 di Catania, non vi è nemmeno l’ombra. Anzi, non se ne avverte in lontananza nemmeno l’odore. L’ennesimo pasticcio della disgustosa e per niente avvincente telenovela legata alle sorti della seconda azienda ospedaliera più grande d’Italia (in termini di Bilancio e di popolazione assistita), non conosce rossore. Come se non fossero bastati anni (inspiegabili) di commissariamento. Come se la pazienza non fosse stata messa già di per sè alla prova con quella nomina di Ida Grossi a Direttore generale soltanto nello scorso mese di febbraio salvo, poi, vederle firmare la lettera di dimissioni perché era vincitrice di concorso in quel di Asti (dove oggi si è trasferita a due passi da casa). Come se non bastasse tutto questo, ci si permette il lusso di potere ancora rinviare. Quello della mancata nomina al vertice massimo dell’Asp etnea è un pastrocchio politico-burocratico difficile persino da decifrare. Nella sostanza, la nomina Giammanco (direttore sanitario al Garibaldi di Catania) dev’essere ratificata dalla prima commissione Ars dopo che dall’assessorato alla sanità era arrivato il via libera: ma, a quanto pare, da lì non è ancora arrivato un bel nulla. Quasi un film già visto (nei modi ma con una trama diversa) “proiettato” sempre a Catania con quella che fu la farsa inscenata dalla Regione a proposito delle nomine di Cantaro e Pellicanò.
E dire che il bacino d’utenza dell’Asp 3 di Catania, reclama da anni una serie di interventi e di riprogrammazione che farebbero gridare quantomeno allo stato d’emergenza. Prendete Giarre: il disastro delle cosiddette “rifunzionalizzazioni” che i cittadini del territorio hanno pagato ad un prezzo carissimo. Oppure, prendete Paternò: scippato del Punto nascite per calcoli di algebra (più politica che numerica) ed in balia di una ristrutturazione quasi del tutto assente che, fatto fronte al recente intervento sul centro trasfusionale, ha visto perdere milioni di euro di investimento per una questione della quale il Comitato per l’ospedale di Paternò ha direttamente investito la Procura della Repubblica. Oppure, prendete tutti i servizi legati ai diversi distretti sanitari per i quali tocca alla direzione generale prevedere impegni di spese, di risorse e di personale.
“E’ inaccettabile che non vi sia ancora provveduto alla nomina del direttore dell’Asp di Catania”, spiegano i deputati regionali del M5S, Francesco Cappello, Gianina Ciancio e Angela Foti. “La Grossi a meno di due mesi dalla nomina ha preferito spostarsi lasciando allo sbaraglio tutto il comparto nel Catanese – proseguono -. Oggi nessuno si assume la responsabilità di prendere le decisioni importanti, ci troviamo di fronte ad una Asp sofferente, incerta, improduttiva e confusa. E gli effetti si vedono tutti ad esempio, i centri diurni per l’Alzheimer, chiusi nel dicembre scorso, non sono più stati aperti”. Nel frattempo, tutto tace. La macchina resta senza conducente e a dominare è il caos, nonostante si voglia far credere che sia tutto sotto controllo. Chiedere agli utenti-cittadini se sia davvero così. In fondo, parliamo “solo” di sanità.
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18 Giugno 2015, 06:06