17 Maggio 2014, 06:00
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PALERMO – In quei giorni, il presidente mostrava una certa sicurezza. Erano le ore calde delle nomine dei manager della Sanità e del rimpasto. Rosario Crocetta era tranquillo. Nonostante la rottura col segretario regionale Raciti. Uno strappo drammatico, i cui effetti sarebbero rimbalzati fin dentro una direzione nazionale del partito che ha rappresentato in maniera plastica la frattura. Il presidente della Regione, però, aveva liquidato la questione con una buona dose di ottimismo, se non di leggerezza. “I numeri all’Ars? Sono tranquillo. Raciti? Rappresenta una parte del Pd, una minoranza.”. Ma quella parte, adesso, ha presentato il conto.
Un conto “a rate”, a dire il vero. Perché le tensioni tutte interne al partito democratico, hanno creato uno scenario a tratti paradossale. Buona parte del Pd non si riconosce nel governo di Rosario Crocetta. Un governo che fino a tre giorni fa, Antonello Cracolici ha definito un “governicchio”. Quella parte del Pd, oggi è, di fatto, all’opposizione. Nonostante nessuno – ufficialmente – lo ammetterà mai.
Ma i fatti parlano chiaro. E il rinvio in commissione della “manovrina” presentata dall’assessore Agnello (un componente in giunta indicato – fatto non secondario – dall’ex segretario Giuseppe Lupo) è solo il più clamoroso esempio di questo scontro. Rilanciato, tra l’altro, anche nella giornata di ieri, su Facebook. “Leggo sui giornali – ha scritto Antonello Cracolici – alcune dichiarazioni indignate di colleghi deputati sul rinvio in commissione della manovrina. Sono veramente surreali. Molti di essi non erano neanche in aula ma in altre faccende affaccendati. Quanta ipocrisia. Il bello è che molti di loro non sanno nemmeno di cosa si stia parlando”.
Una replica “generalizzata”. Ma che appare assai incisiva dopo le parole espresse ieri dal suo capogruppo all’Ars, Baldo Gucciardi: “Il rinvio in commissione della manovra correttiva – ha detto Gucciardi – è un gesto di assoluta irresponsabilità: chi lo ha consentito ed assecondato se ne assumerà le reposnabilità di fronte a migliaia di lavoratori che non riceveranno lo stipendio”.
Parole alle quali sono seguite, però, quelle di un altro “cuperliano”. Il deputato Mario Alloro, che rappresenta, in particolare, l’area che fa capo a Mirello Crisafulli. “L’unico responsabile di quello che è accaduto – ha detto Alloro – è Crocetta che negli ultimi due mesi ha cambiato la manovra correttiva ogni ventiquattro ore, anche dopo l’esame della commissione Bilancio, e non ha ascoltato i numerosi suggerimenti dell’aula. Sia in aula che in commissione – ha aggiunto – avevamo chiesto una manovra snella che si occupasse solo degli stipendi, ma così non erano. Crocetta invece di fare campagna elettorale per il suo candidato alle europee, dovrebbe occuparsi dei gravi problemi della Sicilia e presentare in parlamento una manovra solida, con coperture adeguate”.
E che la questione sia più politica che tecnica lo conferma anche una dichiarazione di un altro deputato Pd, Antonella Milazzo: “Il rinvio in commissione della manovra correttiva di bilancio, supportato anche da deputati della maggioranza, – ha detto – aggrava le difficoltà dei Comuni, priva molti lavoratori degli stipendi, mette a rischio la stagione irrigua e l’intera agricoltura siciliana. Una scelta scellerata e incomprensibile davanti alla quale – conclude la parlamentare – anche la segreteria regionale del Partito Democratico, sino ad oggi colpevolmente assente in una fase di governo così delicata, ha il dovere di assumere una posizione chiara e di prendersi le proprie responsabilità nei confronti del popolo siciliano”.
Ma altro che “assente”. L’area in qualche modo rappresentata da un segretario regionale che in realtà è stato sostenuto da (quasi) tutte le aree del Pd, pare, invece, assai attiva. Agguerrita. E, anzi, alcune recenti prese di posizione sono l’ulteriore conferma delle divisioni interne al Pd. Dove una buona parte del partito – che rappresenta, numeri alla mano, quasi la metà del gruppo parlamentare – è in aperto contrasto con le scelte del governo. A tutti i livelli.
Perché anche sull’altro tema caldo, è guerra fredda. L’approdo delle nomine dei manager della Sanità in commissione Affari istituzionali è stato accompagnato da dubbi, accuse, provocazioni. Mentre il governatore Crocetta infatti invitava i commissari “a controllare meglio la posta”, il presidente di quella Commissione, Antonello Cracolici (non a caso), rispondeva per le rime: “Il presidente della Regione parla di cose che non conosce”. E l’idea che in commissione il presidente, insieme agli altri deputati, passerà al setaccio quelle nomine, è assai credibile, verosimile. Una necessità, del resto, sostenuta anche da un altro dei deputati “cuperliani”. Un altro presidente di commissione. Pippo Digiacomo, presidente della commissione Salute all’Ars, infatti, nei giorni scorsi è stato durissimo nei confronti del governo. O meglio, del governatore. Distinguendo la figura di Crocetta da quella dell’assessore Borsellino. Diverse le posizini critiche di Digiacomo, dal caso “Villa Sofia” a quello riguardante la Seus. Per giungere, appunto, alle nomine dei manager. In prima commissione, infatti, Digiacomo ha depositato le valutazioni operata dagli esperti da lui nominati qualche mese addietro. Consulenti che hanno portato avanti una valutazione parallela a quella della commissione nominata dall’assessorato, sull’operato degli aspiranti direttori generali. Giudizi che il governo si era impegnato “a tenere in considerazione” in occasione delle nomine. Ma che, secondo Digiacomo, in molti casi sarebbero stati ignorati.
Ma l’azione di contrasto da parte “dell’opposizione di maggioranza” dei cuperliani non si limita a manovrina e Sanità. Altro settore caldo è quello della Formazione. E anche in questo caso, non sono mancati gli “affondo” a uno degli assessorei più vicini al governatore, Nelli Scilabra. Filippo Panarello, per esempio, dopo aver presentato un’interrogazione con la quale ha chiesto alla Scilabra notizie su una serie di bandi “fermi” a causa dell’inerzia dell’assessorato, è andato giù pesante, parlando di “situazione di inaccettabile paralisi del settore della Formazione professionale in Sicilia”, mentre Mariella Maggio ha tirato le orecchie all’assessore per la “preoccupante assenza” dai lavori della commissione all’Ars. Assenza che “indica – secondo la Maggio – la mancata definizione di un progetto in grado di dare risposte ai lavoratori e far ripartire una Formazione professionale credibile e finalmente ancorata alle esigenze del mercato del lavoro”. Finanziaria, Sanità, Formazione. Adesso tutto passa nelle mani di Crocetta, presidente senza maggioranza. Il Pd d’opposizione ha alzato la voce. E dopo gli strappi provocati dal governatore, ha presentato il conto.
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17 Maggio 2014, 06:00