29 Maggio 2018, 10:00
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CATANIA – Ubi maior minor cessat: i dem rinviano l’iniziativa elettorale con Martina e si riuniscono in assemblea. Il Pd etneo si stringe attorno al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, per salvaguardare la tenuta democratica del Paese. Attacchi scomposti alle istituzioni democratiche, invettive e capi popolo pronti a gettare benzina sul fuoco: si è visto di tutto nelle ultime ventiquattro ore e il Pd non può stare a guardare. Ai dem oggi tocca fare il partito. Messe da parte le liti intestine e i giochi di segreteria, l’assemblea prova a tracciare un quadro della fase attuale che in tanti definiscono “delicata”. In sala ci sono dirigenti e militanti (anche qualcuno che da anni ormai evitava i consessi di partito). La fase è delicata e su questo non ci sono dubbi. La relazione introduttiva del segretario Napoli ripercorre le ultime concitatissime vicende politiche esprimendo a più riprese preoccupazione “per la deriva populista e razzista” che sta investendo il Paese. Sotto attacco ci sono le istituzioni democratiche, Napoli lo dice chiaramente sottolineando la pericolosità di alcuni contenuti del così detto “programma del governo del cambiamento”: in primis il vincolo di mandato per i parlamentari.
La proposta, accolta da tutti i dirigenti, è di organizzare svariate mobilitazioni e assemblee pubbliche superando le divisioni intestine e parlando alla società civile e al popolo del centrosinistra tutto. Il sindaco Enzo Bianco è sulla stessa linea d’onda e apertamente parla “del momento più delicato di settant’anni di vita repubblicana” plaudendo al “rigoroso richiamo” di Mattarella “alle sue prerogative costituzionali” e mettendo sotto accusa “gli atteggiamenti spericolati” della compagine giallo-verde lungo tutto il corso dei passaggi politici al Quirinale. “Enzo Bianco per eleganza non lo ha detto, ma a Catania abbiamo una ragione in più per portare avanti la nostra battaglia politica”, dice l’ex deputato Giuseppe Berretta che ricorda il valore politico in chiave nazionale che rivestirà la competizione amministrativa del 10 giugno. Un passaggio che anche gli altri dirigenti faranno proprio. Berretta svela “il grande inganno” degli 83 giorni di trattative. “Si sono proclamati vincitori, hanno preso tempo per il contratto per proporre un presidente farlocco” abusando dell’”enorme pazienza di Mattarella” per poi “trovare una ragione per fare saltare tutto”. Un gioco che “mette a repentaglio il Paese”, spiega Berretta. L’ex deputato Giovanni Burtone ribadisce “la correttezza istituzionale del percorso del Capo dello Stato”, ma anche la necessità di spiegarlo a quanta più gente possibile tornando nelle piazze. Un concetto ripreso anche dalla senatrice Valeria Sudano preoccupata “dal linguaggio inaudito e volgare” utilizzato sui social dagli ultrà giallo-verdi al quale opporre una dialettica ferrea in grado “di sottolineare la bontà dei risultati del nostro governo”. Il deputato regionale Anthony Barbagallo sfida gli avversari e chiede loro di dire apertamente “che vogliono uscire dall’euro: andiamo a votare su questo e vediamo che risultato ottengono”. “Stasera può aprirsi una fase nuova per noi, possiamo fare un passo verso l’unità”, si augura Barbagallo. L’ex deputata regionale Concetta Raia chiama a raccolta “le forze democratiche del Paese” per contrastare la narrazione populista rimettendo al centro le parole “sinistra e lavoro”. Il primo banco di prova, come emerge anche dagli interventi di diversi iscritti, saranno le amministrative di giugno.
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29 Maggio 2018, 10:00