15 Settembre 2014, 06:00
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PALERMO – “Il Pd non può che separare il proprio destino da questo governo Crocetta”. Alla fine, lo strappo, dopo mesi di tira e molla, è giunto inevitabile. Proprio nel giorno della visita del premier Renzi in Sicilia, il segretario regionale del partito, Fausto Raciti “rompe” col governatore: “Da adesso in poi, chi vorrà sostenere questa esperienza dovrà dirlo apertamente. Dovrà metterci la faccia. Noi scendiamo qui”.
Segretario, che significa? Attualmente al governo siedono assessori in ‘quota Pd’. Che fine faranno?
“Quegli assessori, vorrei precisarlo, non sono stati indicati dal Pd siciliano. Il Crocetta-bis è un governo nato morto. Ma morto è soprattutto il modello che l’ha ispirato, che noi critichiamo da tempo e che ha prodotto solo frammentazione politica e sociale”.
In effetti, in occasione dell’ultima direzione regionale, alla presenza del vice di Renzi, Lorenzo Guerini, lei aveva ricevuto il mandato di presentare i nomi di una delegazione unitaria del partito. Sono passati due mesi. Cosa è accaduto?
“Noi abbiamo chiesto una svolta ed una nuova delegazione, Crocetta pensa che la svolta che chiediamo possa essere invece barattata in cambio di qualche assessore. Forse anch’io ho commesso un errore, per la voglia di creare un clima nuovo, a far passare l’idea che il problema potesse essere risolto solo con la nuova delegazione del Pd: il deliberato della direzione era stato il frutto di uno sforzo di generosità degli organismi regionali e nazionali del Pd che volevo valorizzare. Il governatore ha preferito invece eludere i problemi invece di affrontarli: questo è un pezzo del suo modello di governo. E adesso siamo costretti a tracciare una linea”.
Che significa?
“Significa che il governatore non riconosce i limiti della propria esperienza, come è andata delineandosi e pensa che noi potremmo soprassedere in nome di uno scambio. Se è questo che pensa noi dobbiamo chiarire che non siamo più disponibili a sostenere questa esperienza. Se vuole invece segnare uno scarto, ma partendo dal riconoscimento del fallimento del suo modello, troverà un partito di governo pronto a prendersi le sue responsabilità”.
Cosa vi ha spinto a portare a termine questo processo? A giungere alla rottura, insomma.
“Guardi, l’ultimo caso, quello che ha riguardato l’assessore Sgarlata è solo la puntata più recente di una guerra di corte, combattuta a suon di dossier, di denunce, di mascariamenti. Questo è in realtà il governo degli eterni rimpasti. Vorrei ricordare che quello che succede oggi alla Sgarlata è già successo a Marino: non c’è una discussione politica a viso aperto, nella quale è possibile riconoscersi: si tira il fango in faccia, si compilano i dossier, si umilia l’interlocutore. E ciò dà la cifra esatta della qualità scadente del Crocetta-bis. Un governo che si è eroso in violentissime lotte intestine che hanno messo a nudo l’evidente incapacità di governare la Sicilia”.
Non ho compreso bene una cosa: questo è solo l’ultimo, disperato appello al governatore o si tratta di una decisione definitiva, di uno strappo vero?
“Le rispondo con un esempio: mettiamo che io mi trovi dentro un’automobile guidata da una persona che sta andando dritta verso un burrone. Cosa crede che possa fare a quel punto? Chiedere di accendere l’aria condizionata? Purtroppo non ho scelta: devo scendere da quell’auto. Se mi vuole ritrovare, il guidatore può solo fermarsi e provare a cambiare strada. Non serve offrire posti per altre persone se la macchina va verso il dirupo”.
E chi scende con lei? Il governatore continua a dire che al governo sono presenti assessori ‘politici’, indicati da aree del Pd. E in effetti, non è un mistero che, ad esempio, gli assessori Bruno e Agnello siano molto vicini a dirigenti del Pd come Davide Faraone e Giuseppe Lupo.
“Chi si sente ancora del Pd non può che scegliere: o lascia questa avventura al fianco di Crocetta, o afferma apertamente di sostenere questa esperienza. Ma stavolta deve dirlo pubblicamente, senza provare a mandare la palla in tribuna e senza giochetti che ricordano la prima repubblica e che sembrano così distanti dal modo di fare politica inaugurato dal premier Renzi…”.
In questo modo il governo rischia di trovarsi senza i numeri in parlamento. Senza il sostegno dell’alleato più importante.
“Le dirò di più. Nei prossimi giorni sottoporrò la nostra decisione anche agli altri alleati. Per mercoledì prossimo ho intenzione di chiedere un vertice di coalizione per comunicare la nostra decisione e i motivi che ne sono il presupposto: con loro decideremo cosa fare. Incontrerò i sindaci, le forze sociali del lavoro e dell’impresa e con loro proveremo a far ripartire la Sicilia”.
A dire il vero, già un anno fa il suo predecessore Lupo annunciò, durante una direzione regionale, la decisione del partito di togliere il sostegno a Crocetta. Poi si ripartì, in qualche modo. Perché stavolta dovrebbe essere diverso?
“Proprio perché nel frattempo è passato un anno. E non è cambiato né il metodo di governare, né quello di dialogare col partito. Anzi, in questi mesi il governatore ha proseguito con la sua opera di frammentazione e ha persino pensato di rilanciare pateticamente questa esperienza con la rinascita del Megafono”.
Il problema, però, in questi mesi, sembra anche essere stato quello di far seguire fatti concreti agli annunci. Dall’uno e dall’altro lato, intendo. Ad esempio, di fronte alle vostra volontà di “staccare la spina” qualcuno ha risposto: basta sfiduciare in Aula il governatore. State pensando anche a una mozione di sfiducia a Crocetta?
“Quando ci sarà la valuteremo. La prospettiva la costruiamo insieme con le forze politiche che hanno sostenuto la candidatura di Crocetta o ne stanno appoggiando l’azione di governo. Un’azione di governo che rischia di cancellare i buoni risultati ottenuti da questa coalizione. E di farci piombare nuovamente nell’era del 61-0”.
Quando parla di alleati a chi si riferisce?
“Intanto all’Udc che è stato, anzi, il primo partito a lanciare la candidatura di Crocetta. Poi anche con Articolo 4 e il Democratici riformisti. E parleremo, perché no, anche col Megafono. Abbiamo notato che anche lì, negli ultimi mesi, non sono mancate le tensioni, con tanto di minaccia di sciogliere il gruppo parlamentare. E poi, ovviamente, bisognerà parlare col Pd. Con la gente del Pd, con cui mi incontro ogni giorno…”.
E quali umori raccoglie?
“E’ proprio questo il punto: la nostra gente non ce la fa più. Chi ha fatto campagna elettorale a sostegno di Crocetta, oggi, dice che in questo modo non si può andare avanti. Mentre Renzi con il suo governo da una speranza all’Italia, in Sicilia dilaga la sensazione che Crocetta sia un residuo del passato”.
Ma perché? Cosa c’è davvero che non va in questo governo? Quali sono i “fallimenti” che vi stanno convincendo a compiere lo strappo?
“Mi perdoni, ma capovolgo la domanda: cosa c’è che ‘funziona’? In che modo questo governo ha migliorato la vita dei siciliani? Ma non voglio eludere la questione, e le farò solo qualche esempio: ci apprestiamo, forse, a votare la quarta manovra finanziaria in un anno, non c’è nessuna notizia sulla vera riforma delle Province, il Piano giovani è stato un fallimento tecnico e politico, sul Turismo e i Beni culturali non c’è un segno di vita, se escludiamo quello del Tar che ha sconfessato la Stancheris, la programmazione europea non ha un indirizzo politico, all’orizzonte c’è una nuova emergenza rifiuti e non abbiamo idea di come questo governo intenda affrontarla. E potrei andare avanti. Ma il problema più grave è persino un altro”.
Quale?
“Il fatto che di fronte a problemi così seri, di fronte a una Sicilia sempre più povera, si è invece assistito a una serie di scontri interni al cerchio magico del governo che si sta dissolvendo di fronte all’incapacità di rivendicare un solo risultato positivo”.
Eppure il presidente di “successi” ne ha elencati tanti. A cominciare dalla grande opera di “moralizzazione” portata avanti da questo governo.
“Su questo punto vorrei essere molto chiaro: non sarà certamente il Pd a spezzare lance a favore del sistema che ha governato la Sicilia in passato. Penso ad esempio alla Formazione che, tra scandali e sprechi, ha meritato una ‘maglia nera’. Il problema qui è che Crocetta si è limitato alla denuncia. Ma questa perde di efficacia se, parallelamente, non operi cambiando gli uomini che reggevano quello e altri sistemi nel passato. Siamo sicuri che questa seconda operazione Crocetta l’abbia compiuta?”
Cosa cambierà nella pratica? Penso ad esempio al parlamento siciliano. Come farà questo governo ad andare avanti senza il Pd?
“Io sono il segretario del Pd, eletto con un ampia maggioranza da 75 mila elettori democratici. Io mi interesso di tutto il partito, della gente del Pd. Il gruppo parlamentare è un’articolazione del partito. Ma credo che anche quello dovrà assumersi la responsabilità di dare risposte alla nostra gente”.
Lei invece è anche un parlamentare nazionale. E ha continui contatti con Roma. Come viene visto il “caso Crocetta-Pd”, da parte degli organismi nazionali del partito?
“Intanto comincerei col dire che quello non è il caso ‘Crocetta-Pd’, ma il caso ‘Crocetta-Sicilia’. Ed è, purtroppo, diventato un caso nazionale. È anche per questo e per l’incapacità di Crocetta di affrontarlo che abbiamo deciso di separare i destini del partito”. da quelli del governo regionale”.
E proprio oggi Matteo Renzi arriva in Sicilia. Il premier è stato informato del vostro “strappo”?
“Ovviamente sì, il Pd nazionale è stato messo al corrente della nostra decisione. Questo modo di governare è finito. Crocetta deve solo prenderne atto”.
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15 Settembre 2014, 06:00