08 Giugno 2009, 09:59
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Alla fine in Sicilia non ha vinto nessuno. L’esito del voto nell’Isola ha riservato qualche sorpresa ed è stato senz’altro condizionato da un astensionismo di proporzioni allarmanti. Lombardo non ha spiccato il volo, il Pdl non ha sfondato, ridimensionando e parecchio le proprie aspirazioni, l’Udc ha tenuto e il Pd non è sparito dalla scena. Questo il quadro che emerge dai dati definitivi del voto europeo in Sicilia, risultati che si discostano e non di poco dai sondaggi pre-elettorali che addirittura avevano parlato di una (ex?) maggioranza di centrodestra attorno al 75 per cento, percentuali da Zimbabwe che non si sono materializzate.
La bassissima affluenza alle urne nell’Isola sembra avere penalizzato il Pdl, che forse proprio in Sicilia ha avuto una delle peggiori delusioni di questa non esaltante tornata elettorale. I sondaggi avevano fatto sognare ai berluscones un risultato nell’ordine del 50 per cento, ma la notte ha portato agli uomini del Cavaliere un 36 per cento che è dato nettamente inferiore rispetto a quellod elle politiche dello scorso anno. E dire che qualcuno aveva ribattezzato questa tornata elettorale come una sorta di ‘primarie’ del Pdl siciliano, con le due fazioni (quella di Miccichè e quella di Alfano e Schifani) opposte in una sfida all’ultimo voto. Una lotta fratricida che avrà avuto un effetto traino per le truppe cammellate degli uni e degli altri, ma che potrebbe avere stufato il voto d’opinione.
Quanto a Lombardo, la missione del 4 per cento nazionale è fallita, e in Sicilia la colomba dell’Mpa vola (almeno a quest’ora) dalle parti del 15 per cento. Bisognava sperare nel 20 per potere fare la voce grossa e i lombardiani lo sapevano bene. Il sogno del Presidente della Regione di diventare leader di peso nazionale resta tale e il governatore può gioire più per il risultato del Pdl – che rimarrebbe molto lontano dai sogni di autosufficienza nell’Isola e quindi ‘condannato’ alla convivenza coi difficili alleati autonomisti – che per il risultato, comunque corposo, della sua lista.
Resiste l’Udc, che dei tre partiti del centrodestra nostrano forse è quello che può ritenersi più soddisfatto dell’esito della nottata. Lo scudocrociato in Sicilia resta un partito “pesante” e l’idea di farlo fuori dalla coalizione di governo docrà probabilmente essere rivista, alla luce del mancato sfondamento di Pdl e Mpa. Per di più, considerato il numero di giunte locali in cui i voti dell’Udc sono determinanti: scatenare una bomba a orologeria non conviene a nessuno e un rientro del figliuol prodigo casiniano nella giunta regionale, a questo punto, parrebbe la soluzione più semplice per evitare reazioni a catena.
Visti anche i venti avversi che hanno spirato in Italia e in Europa, il Pd siciliano può rifiatare. Certo, il dato in sé non è di quelli esaltanti, ma i sondaggi preconizzavano un’ecatombe che non c’è stata.Bene, come nel resto d’Italia, è andata alla lista dipietrista.
Il quadro finale è quello di una Sicilia in cui il centrodestra è sempre nettamente maggioranza ma senza mettere le ali, con un’opposizione che offre segnali di tenuta, anche al di là delle più rosee aspettative. Un contesto in cui nessuno dei litiganti del centrodestra nostrano potrebbe avere i numeri per fare la voce troppo grossa con gli alleati.
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08 Giugno 2009, 09:59