22 Settembre 2019, 13:27
1 min di lettura
PALERMO – Di pizzo ai cinesi non si parlava dal 2005. Era l’anno in cui Gianni Nicchi, enfant prodige della mafia palermitana, d’intesa con il suo padrino Nino Rotolo, boss di Pagliarelli, decise di bloccare con la colla le serrature dei negozi di via Lincoln. Un chiaro invito a pagare la tassa mafiosa. I cinesi denunciarono in massa le intimidazioni subite.
Quattordici anni dopo Filippo Bisconti spiega che i cinesi non sfuggono alla regola del racket. Con una novità? “Poi i cinesi in via Lincoln… e pagano tutti il pizzo… e credo che loro avessero un punto di riferimento… un cinese che a sua volta parlava con i suoi… compaesani… lo sentivo dire a lui, non ci sono problemi con i cinesi…”. Un cinese, dunque, avrebbe fatto da ariete per penetrare nel chiuso mondo delle lanterne rosse e imporre la regola mafiosa.
Le confidenze Bisconti dice di avere raccolte da Giuseppe Calcagno, capomafia di Porta Nuova “perché via Lincoln – aggiunge il neo pentito – da un lato andando verso il mare, lato destro è Brancaccio… lato sinistro è Palermo centro…”. Dunque due mandamenti si spartiscono gli introiti del racket.
I boss si passano il testimone. Ancora Bisconti: “… i rapporti con i cinesi li ha avuti in passato D’Amrbogio poi li ha passati a Di Giovanni e oggi ce l’hanno i Mulè… via Lincoln… è di loro pertinenza come zona mafiosa…”.
Ed ecco uno dei tanti capitoli investigativi che le dichiarazioni di Bisconti, capo mandamento di Belmonte Mezzagno, hanno consegnato ai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.
Pubblicato il
22 Settembre 2019, 13:27