07 Luglio 2010, 16:03
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Il collaboratore di giustizia Michele Seidita, 56 anni, è stato sentito questa mattina nell’ambito del processo “Carthago” che vede imputati i presunti affiliati alla famiglia mafiosa di Partinico, sulla quale vigeva la supervisione di Domenico Raccuglia, il boss di Altofonte arrestato nel novembre scorso. Proprio su di lui si sono concentrate le domande del sostituto procuratore Francesco Del Bene e Seidita ha ricostruito i suoi tre incontri col “veterinario” avvenuti tutti nel 1999 grazie alla mediazione di Antonino Vicari, vicino alla famiglia mafiosa dei Vitale.
Riguardo ai primi due incontri, avvenuti uno in un villino nei pressi di Castellamare del Golfo, l’ altro in una stalla vicino Segesta, Seidita ha parlato del boss Raccuglia come di un “personaggio molto furbo che con me mostrava la massima educazione ma con il quale non avevo molta confidenza”. Del secondo degli incontri di cui parla, infatti, Seidita ricorda di aver visto Vicari e Raccuglia discutere in disparte: secondo il pentito stavano pianificando l’omicidio di Vito Giambrone, che “doveva essere ucciso perché dopo l’arresto di Giovanni Brusca e Leonardo Vitale, lui continuava a comandare e questo a Vicari non andava giù”.
Il terzo incontro è stato invece chiesto dallo stesso pentito che temeva per la propria vita. Seidita racconta di aver avuto paura dopo che “Di Maggio, boss di Cinisi, mi aveva proposto un incontro con i Lo Piccolo. Due giorni prima però avevo letto sul giornale che i Lo Piccolo erano contro i Vitale”. Una tranche del processo “Carthago” è già arrivata a sentenza lo scorso 14 maggio: il gup Vittorio Anania, col rito abbreviato, ha inflitto un totale di 39 anni di carcere.
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07 Luglio 2010, 16:03