Il pizzo viaggia sulle frequenze radio |”Dovete trasmettere questo cd”

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04 Febbraio 2013, 16:14

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PALERMO – L’ultima evoluzione del “pizzo” a Palermo riguarda l’industria discografica. Uno dei metodi maggiormente utilizzati per promuovere un autore sono i “passaggi” in radio. Più un pezzo va in onda, più viene conosciuto e riconosciuto. La famiglia mafiosa di corso Calatafimi l’aveva capito, così aveva inviato uno dei suoi membri in una delle più note radio cittadine con un cd in mano. Il messaggio da portare era che quel disco di un cantante “neomelodico” doveva girare più volte al giorno. Darne, insomma, la massima diffusione. Ed è l’ennesimo episodio che lega la musica “napoletana” agli affari delle cosche mafiose, dopo i ripetuti saluti lanciati dai palchi delle feste rionali ai boss in carcere.

L’ultima novità nello svariato mondo dell’imposizione della “messa a posto” l’ha rivelata il pentito Giuseppe Calcagno. “Abbiamo fatto l’imposizione del disco napoletano alla radio” ha raccontato di fronte ai giudici della terza sezione penale, presieduti da Vincenzina Massa, nel processo per estorsione ai danni di Enrico Scalavino, Filippo Annatelli e Santo Dell’Oglio, ritenuti uomini d’onore della famiglia mafiosa di corso Calatafimi. “Ci sono andato io (alla radio, ndr). Avevo imposto che il cd passasse tutte le volte che volevamo” ha raccontato Calcagno. “Ma il titolare è andato da Di Gaetano (Vincenzo, ndr) a chiedere chi fossi. Di Gaetano gli ha detto: ‘Mettiti a disposizione’. Doveva fare quello che gli avevo chiesto io” ha spiegato Calcagno.

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Il pentito ha raccontato anche come, in compagnia di Santo Dell’Oglio, “abbiamo incollato un po’ di negozi”, intendendo la pratica dell’apporre la colla alle serrature delle attività, “e andavamo nei cantieri a chiedere la ‘messa a posto'”. A proposito dell’imputato ha poi aggiunto che “è stato allontanato piano piano, perché non si presentava, si addormentava. Scalavino ne parlò con Nicchi ed è stato allontanato, l’abbiamo mollato”.

Poi è tornato sulla sua vicenda personale. “Ho fatto parte della famiglia di corso Calatafimi dal 2003 al 2005, quando mi sono consegnato”. All’origine della sua scelta ci sarebbe una storia di droga, una partita che “Scalavino ha smistato a mia insaputa. Io ho detto: ‘Io me ne esco’, sono andato da Annatelli che mi ha risposto: ‘E’ una tua decisione, non me ne parlare. Poi mi sono avvicinato alla famiglia di Palermo Centro”. In questo frangente avviene il definitivo distacco da Cosa nostra. Parla di Giovanni Marino, “cognato di Tommaso Lo Presti”. “Marino dava la droga a mio nipote e mi sono ribellato. Aveva mancato a pagare una partita di droga e gli avevano dato un appuntamento. Sapevo che fine avrebbe fatto e mi sono presentato io. E hanno pestato me”. Un destino che ormai, a quel punto, era segnato: “O collaboravo o senz’altro morivo”. Così, il 4 aprile 2006, Calcagno ha bussato alla porta della caserma dei carabinieri e si è costituito.

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04 Febbraio 2013, 16:14

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