10 Luglio 2024, 12:01
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ROMA – Il Politecnico di Milano è la prima università italiana in Europa, scalando nove posizioni e piazzandosi al 38esimo posto della classifica complessiva. E l’Italia conta altri 3 atenei – l’università di Bologna, La Sapienza e l’Università di Padova – tra i primi cento e 14 tra i primi 200.
E’ quanto emerge dalla seconda edizione della Qs World University Ranking Europe, con i paesi membri del Consiglio d’Europa, che per l’edizione 2025 vede in classifica 684 università di 43 paesi.
L’Italia vanta 51 atenei classificati, di cui 24 in miglioramento, 2 stabili e 25 in calo. In testa alla classifica è il Politecnico di Zurigo, che ha scalato una posizione. Segue l’Imperial College di Londra, che è salito di due posizioni e l’Università di Oxford, che è scesa di due posizioni, perdendo la sua posizione dominante.
Complessivamente sono ben 7 gli atenei del Regno Unito che si collocano nella hit delle prime 10 università, segue la Psl Research University di Parigi e la svizzera EPFL, la scuola Politecnica federale di Losanna. Oltre al Politecnico di Milano al 38esimo posto, l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna è al 48esimo e si colloca al secondo posto a livello nazionale, salendo di posizioni ed entrando nella top 50.
L’unica università con una crescita maggiore rispetto all’anno precedente è l’Università del Salento, che è salita di 65 posizioni, raggiungendo quota 419. La Sapienza di Roma si colloca al terzo posto a livello nazionale e a livello europeo si piazza al 66 posto, scendendo di un gradino. L’Università Cattolica del Sacro Cuore (140) sale di 18 posizioni, entrando nella top 150 europea. L’Università di Padova migliora le sue prestazioni e sale di 2 posizioni nella classifica.
L’Università Cattolica del Sacro Cuore raggiunge il più alto posto in Italia posizionandosi al quinto posto in Europa per gli studenti di scambio in uscita, seguita dall’Università Ca’ Foscari di Venezia al sesto posto. L’Università Vita-Salute San Raffaele raggiunge il terzo posto in Italia posizionandosi all’ottavo posto nella classifica Papers per Faculty, che valuta la produttività della ricerca. È seguita dal Politecnico di Bari al 12° posto.
Tra i primi 30 troviamo il Politecnico di Torino al 25° posto e l’Università di Pavia al 28°. Completano la lista delle università italiane tra le prime 50 l’Università di Napoli – Federico II, la Sapienza Università di Roma, il Politecnico di Milano, l’Università di Firenze e l’Università di Roma “Tor Vergata”. Altre 19 università italiane rientrano nella top 100, per un totale di 28.
L’Università Vita-Salute San Raffaele è in testa alla classifica nazionale delle citazioni per articolo, che misura l’impatto della ricerca prodotta, con il 41° posto. La migliore università italiana è l’Università di Brescia, che si piazza al 137° posto. L’Università Vita-Salute San Raffaele è anche la prima università italiana per rapporto docenti/studenti, al 56° posto, seguita dal Politecnico di Bari all’86°.
Il Politecnico di Milano è tra le prime 20 università europee per la sua reputazione tra i datori di lavoro, posizionandosi al 18° posto per Employer Reputation. L’Università di Bologna è la migliore, al 52° posto, seguita dal Politecnico di Torino al 53mo posto, dalla Sapienza al 57° e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore al 92mo, l’ultima università italiana tra le prime 100 in questo indicatore chiave.
Le università italiane hanno registrato un miglioramento significativo nella Reputazione dei datori di lavoro, con il 65% che ha migliorato la propria posizione nell’indicatore, comprese tutte quelle classificate tra le prime 200, tranne una. Il Politecnico di Milano ottiene anche il miglior piazzamento nazionale per la percentuale di studenti internazionali, posizionandosi al 132mo posto a livello regionale, e per l’indicatore Scambio Studenti in Entrata, posizionandosi al 33mo posto a livello europeo. Sapienza – Università di Roma è l’università italiana più considerata dagli accademici internazionali, con un 16° posto in questo indicatore chiave.
L’Università di Bologna è l’altra università nazionale ad entrare nella top 20, posizionandosi al 17° posto. Sapienza è anche la prima università italiana nell’indicatore Employment Outcome, con il 27° posto, a testimonianza della capacità occupazionale dei suoi laureati. Le altre università italiane tra le prime 100 seguono a distanza, con Bologna al 79° posto, il Politecnico di Milano all’83° e l’Università di Torino all’87°. L’Università di Bologna entra nella top 50 per la Sostenibilità, raggiungendo la 49a posizione, un riconoscimento del suo impegno nell’insegnamento, nella ricerca e nell’implementazione di pratiche sostenibili. L’Università di Padova è l’altra università italiana a comparire tra le prime 50 in questo obiettivo di performance.
Altre sette università entrano nella top 100. Ben Sowter, vicepresidente senior di QS, ha commentato: “La seconda edizione del QS World University Rankings: Europe conferma i punti di forza dell’Italia nella produttività della ricerca e nella collaborazione, evidenziando la dedizione delle università del Paese all’attuazione dell’agenda della sostenibilità”.
Le università italiane superano collettivamente la media europea, eccellendo in particolare nella ricerca. Il punteggio medio delle pubblicazioni scientifiche per membro della Facoltà, una misura della produttività della ricerca, è pari a 56,9, quasi il doppio della media europea. Tuttavia, l’impatto di questa ricerca è leggermente inferiore alla media europea.
Ciò che distingue l’Italia è la diversità delle sue collaborazioni internazionali di ricerca. Ciò si riflette nei punteggi elevati dell’indicatore Rete internazionale di ricerca, ben al di sopra della media europea. Inoltre, il punteggio medio della Reputazione accademica, leggermente superiore alla media regionale, si correla positivamente con la posizione del Paese nel campo della ricerca.
Le università italiane eccellono anche nei programmi di scambio di studenti, sia in entrata che in uscita, anche in questo caso con risultati ben superiori alla media europea. Tuttavia, il punteggio dell’Italia per il rapporto docenti/studenti è meno della metà della media europea, evidenziando un problema persistente ancora da affrontare.
Il numero limitato di corsi tenuti in inglese e gli investimenti relativamente bassi nell’internazionalizzazione contribuiscono a far sì che l’Italia ottenga un punteggio pari solo a un terzo della media europea per quanto riguarda il corpo docente internazionale. La percentuale di studenti internazionali è marginalmente superiore, ma rappresenta comunque circa un terzo della media europea.
Le università italiane sono al di sotto della media europea anche negli indicatori che valutano l’occupabilità dei laureati. Ciò indica – sottolineano i relatori del report – la necessità di rafforzare i collegamenti tra campus e industria e di migliorare la preparazione al lavoro dei laureati, particolarmente importante nell’era dell’intelligenza artificiale. Mentre alcune università italiane ottengono risultati molto elevati in questi indicatori, il sistema nazionale nel suo complesso non eccelle uniformemente in queste tematiche chiave.
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10 Luglio 2024, 12:01