Il politico, le offese a Falcone, Messina Denaro nella grotta: 10 condanne

Il politico, le offese a Falcone, Messina Denaro nella grotta: 10 condanne

Processo alla mafia trapanese

PALERMO – La condanna più pesante è stata inflitta all’ex vice sindaco di Custonaci: 8 anni e 4 mesi. Carlo Guarano sarebbe stato la longa manus dei mafiosi dentro il Comune.

Nell’ottobre 2023 l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di fotografò il mandamento mafioso di Trapani, composto dalle famiglie di Trapani, Valderice e Custonaci e ormai privo di Matteo Messina Denaro.

La sentenza è stata emessa dal giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Palermo Rosario Di Gioia. L’accusa era rappresentata dai pm Giulia Beux, Giacomo Brandini e Gianluca De Le. Le pene sono scontate di un terzo così come previsto dal rito

Il 20 maggio 2022, alla vigilia delle commemorazioni per il trentennale della strage di Capaci, Guarano sbottava: “… hanno sempre sto m… di Falcone, Borsellino, Falcone e Borsellino porca della miseria”. Un anno prima era stato deciso di intitolare l’aula consiliare ad Antonino Caponnetto, il magistrato che ideò il pool antimafia. Guarano con sdegno diceva che i soldi li doveva sborsare il magistrato morto.

L’ex assessore alle elezioni del 2018 sarebbe stato eletto con l’appoggio di Mario Mazara esponente della famiglia mafiosa di Custonaci. Così il 23 gennaio 2022 lo stesso Mazara diceva intercettato: “Era l’assessore che avevamo noi altri, c’è mio cugino Carlo che è assessore e vice sindaco pure… prima c’era questa di qui… poi abbiamo fatto la rotazione dopo due anni e mezzo abbiamo fatto la rotazione ed è entrato Carlo…”.

Altro nome noto è quello di Giuseppe Costa, legato alla prigionia del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del collaboratore di giustizia Santino, segregato per 779 giorni e infine strangolato, prima che il suo corpo venisse sciolto nell’acido su ordine di Giovanni Brusca. Costa mise a disposizione la sua casa nella frazione di Purgatorio come luogo di prigionia del bambino. Il piccolo vi arrivò incappucciato, dentro il portabagagli e rinchiuso nella cella che Costa aveva costruito con le sue mani.

Nel 2017, dopo una lunga detenzione fu scarcerato e nel 2020 di nuovo arrestato con l’accusa di avere preso in mano un ruolo di vertice. La nuova misura cautelare per la quale è stato oggi condannato lo raggiunse mentre era detenuto.

L’incontro con Matteo Messina Denaro

Tra i condannati anche Vito Manzo a cui è legato uno dei tanti misteri della latitanza di Matteo Messina Denaro. Manzo della famiglia mafiosa di Valderice, già condannato per mafia nel 2002, sarebbe tornato in campo.

Il boss raccontava di un suo incontro riservatissimo all’interno di una grotta con Messina Denaro: “… io senza offesa come si cammina lo so… le sbarre di ferro a me impressione non me ne fanno, è bene che lo sanno quello lì… questo degli occhiali che loro vanno correndo e vanno cercando sempre di continuo dentro una grotta mi ha detto a me dice questa cosa va bene hai capito? Dopo che è sparito il padre di quei ragazzi che sono in galera… “.

Gli imputati e le condanne

Questo l’elenco completo degli imputati e le pene: Gaetano Barone 7 anni e 4 mesi, Giuseppe Costa 4 anni e 10 mesi, Santo Costa 7 anni e 4 mesi.

E ancora: Luigi Grispo 4 anni e 4 mesi, Carlo Guarano 8 anni e 4 mesi, Andrea Internicola 2 anni, Paolo Magro 8 anni, Giuseppe Maltese 8 anni, Vito Manzo 8 anni, Roberto Melita 8 anni e 4 mesi.


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