28 Gennaio 2020, 10:34
3 min di lettura
PALERMO – Sono in centinaia i dipendenti dei call center siciliani riuniti a piazza Croci in occasione dello sciopero regionale del settore. Al corteo partito da piazza Croci partecipano i lavoratori di Almaviva, Abramo, Comdata, Exprivia, Atlanet e delle altre quindici aziende circa presenti nell’Isola; fra striscioni che recitano “Precari a tempo indeterminato” e cori come “Il lavoro non si tocca”, i manifestanti hanno percorso via Libertà, via Ruggero Settimo e via Cavour fino alla sede della Prefettura, che ha raccolto le istanze dei sindacati con la promessa di inoltrarle al governo centrale.
SCIOPERO DEI CALL CENTER, LE FOTO DEL CORTEO
Con la manifestazione di oggi, i lavoratori e le sigle Fistel Cisl, Slc Cgil, Uilcom Uil e Ugl Tlc mirano a sensibilizzare ancora una volta il governo nazionale su tematiche ormai note, che verranno affrontate nuovamente il 31 gennaio al ministero del Lavoro a Roma. “I sindacati hanno consegnato alla Prefettura il documento con le loro richieste – annuncia il segretario regionale dell’Ugl Tlc Claudio Marchesini -. Abbiamo chiesto anche la ripresa del tavolo nazionale di settore, nonché l’istituzione di un fondo strutturale per la formazione e la riconversione dei lavoratori dei call center”.
Emiliano Cammarata di Slc Cgil aggiunge: “Al governo chiediamo tre cose: una lotta alle delocalizzazione, che faccia rispettare le tariffe nazionali ai committenti dei call center, e la costituzione del fondo specifico per il rilancio. Il settore in Sicilia conta circa 20 mila dipendenti, questa terra non si può permettere licenziamenti”.
“Il settore è al collasso – commenta Eliana Puma della Fistel Cisl -, siamo arrivati a una guerra tra poveri fra un sito e un altro. Questo è un lavoro che deve trovare nuovi sviluppi, non si può ‘buttare a mare’ un settore”.
“Abbiamo mobilitato quattro aziende palermitane, più quelle catanesi – dice Pietro Romano di Uilcom Uil – per risolvere un problema legato alla globalizzazione: il lavoro c’è, ma va all’estero. Chiediamo che torni in Italia perché non si può vanificare quanto fatto di buono. Ci sono persone che lavorano nei call center da più di quindici anni”. E i loro progetti di vita sono appesi a un filo, come hanno raccontato i dipendenti di Almaviva Contact Palermo a LiveSicilia martedì scorso durante una fiaccolata di protesta.
“Oggi la vicenda palermitana sta dentro una vicenda nazionale – ha detto il sindaco Leoluca Orlando –. In Italia il settore dei call center vive un momento di particolare difficoltà: sono in ginocchio migliaia e migliaia di famiglie, con una punta acuta di crisi a Palermo che è la città d’Italia con maggior numero di occupati nel settore e potrebbe essere una realtà non soltanto di straordinaria tenuta dell’occupazione ma anche di innovazione, attraverso la formazione professionale e nuovi orizzonti nel settore dell’innovazione. Da questo punto di vista il Comune sarà presente al prossimo tavolo istituzionale del 31 gennaio, e ho scritto una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiedendogli attenzione particolare per la città di Palermo”.
In marcia coi dipendenti dei call center anche l’assessore comunale al Lavoro Giovanna Marano, che parla di “una lotta emblematica per questa città. È uno dei settori produttivi che impiegano più giovani, e per la città rappresenta la possibilità di una riconversione. Il settore tlc ha attraversato numerosi cicli: riteniamo che in questa fase riportare i volumi in Italia assicuri questo settore. È importante che il governo nazionale intervenga con misure strutturali da affrontare in maniera coraggiosa, e non con ricette del passato”.
Pubblicato il
28 Gennaio 2020, 10:34