12 Febbraio 2024, 05:01
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CATANIA – Il Porto di Catania deve crescere. Se si vuole realizzare la “rivoluzione” di cui tanto si parla, gli spazi che ci sono adesso non bastano. Così c’è in programma di espanderne i limiti: a nord, per 170 metri, occupando l’insenatura che c’è tra la Stazione centrale e il molo di Levante, quella dove viene montato d’estate un noto stabilimento balneare del capoluogo etneo. Lì dovrebbe sorgere una nuova darsena, con una nuova diga di protezione, destinata all’ormeggio di grandi imbarcazioni da diporto.
Il progetto è una delle idee del prossimo piano regolatore generale dell’infrastruttura catanese. Il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare di Sicilia orientale, Francesco Di Sarcina, ha parlato in più di un’occasione del futuro del porto etneo. Chiarendo sempre che i progetti sarebbero stati presentati alla presenza del sindaco Enrico Trantino, a dimostrazione di una condivisione di idee sul futuro della città. Nella narrazione di Di Sarcina, l’obiettivo del nuovo piano regolatore del porto è renderlo più accessibile ai cittadini: una divisione più netta tra la parte commerciale e quella turistica, una migliore apertura verso il quartiere della Civita.
Ma di allargamento dei confini portuali, finora, non si era detto nulla. Invece l’idea, secondo quanto risulta a questa testata, è stata messa nero su bianco dall’Autorità portuale in una prima stesura del prp (piano regolatore portuale) di Catania. La previsione realizza un ampliamento della linea di circoscrizione portuale quasi fino alla Stazione centrale di piazza Giovanni XXIII. La richiesta di spostamento dei confini un po’ più in là è già arrivata sul tavolo del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che l’ha già presa in carico e ha chiesto i pareri delle amministrazioni locali competenti: il Comune di Catania, la Città metropolitana e la Regione Siciliana.
Il senso di ampliare il porto di Catania è di facile intuizione: potenziare il settore diportistico delle crociere e dei traghetti e farlo in una zona il più lontana possibile dall’area commerciale, per tentare di interrompere l’attuale forzata condivisione degli spazi tra tir, container (entro i primi tre mesi del 2024 spostati quasi totalmente ad Augusta) e cittadini. In altri termini, nella piccola baia sotto alla stazione ci sarebbero nuove banchine per l’ormeggio di imbarcazioni, anche da diporto. E magari anche una passeggiata accessibile tra piccoli yacht e barche a vela, costruita al di là del molo di Levante, su aree di demanio marittimo attualmente sfruttate solo d’estate.
I nuovi confini non modificherebbero la conformazione dei luoghi: il promontorio di pietra lavica, oggi aspra e quasi del tutto inaccessibile, è chiuso a nord dai binari della Rete Ferroviaria Italiana e a sud dai frangiflutti del molo di Levante. Per i catanesi, quello è un tratto di mare caro: un sottopassaggio della linea ferrata dà accesso all’unico stabilimento balneare che si trova nel centro della città. Un piccolo lido che gode di una concessione stagionale della Regione Siciliana. Unico apparente ostacolo alla realizzazione di questo progetto.
La zona in questione è quella del cosiddetto “nodo Catania”. Il progetto prevede l’interramento dei binari della Stazione centrale della città, la liberazione degli Archi della Marina dal traffico su ferro e, in generale, l’apertura di una lunga serie di possibilità per il waterfront. A pochi metri di distanza da lì, dopo l’abbattimento del Palazzo delle Poste, dovrebbe nascere la nuova Cittadella giudiziaria. A testimoniare, qualora ce ne fosse il bisogno, che quella che guarda il mare è la zona di Catania su cui ruotano gli interessi (pubblici e non solo) più importanti.
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12 Febbraio 2024, 05:01