Il processo per le stragi del ’93| Di Filippo: “Fu un ricatto allo Stato”

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18 Gennaio 2011, 14:59

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Gli attentati mafiosi del 1993 a Firenze, Milano e Roma erano ”un ricatto della mafia allo Stato” e per far arrivare il messaggio a destinazione ”sicuramente c’era un intermediario. Nessuno me ne ha mai parlato, ma ci arrivo a logica”. Lo ha detto Pasquale Di Filippo, collaboratore di giustizia, durante l’udienza a Firenze per il processo sulle stragi di mafia del 1993 a Roma, Firenze e Milano: imputato è Francesco Tagliavia. Di Filippo ha anche detto che negli anni Novanta Francesco Grigoli e Nino Mangano gli chiesero di individuare l’abitazione di Claudio Martelli. ”Mi dissero che lo volevano uccidere perchè aveva fatto qualcosa contro la mafia”. Di Filippo, che ha fatto parte di gruppi di fuoco mafiosi, ha spiegato che le stragi ”sono state fatte per fare un ricatto allo Stato sul 41 bis, sulla legge sui pentiti. Il messaggio era o fate così come diciamo noi o mettiamo altre bombe. Furono scelte chiese e monumenti per colpire il turismo, cosi’ mi dissero Salvatore Grigoli e Vittorio Tutino”. L’attentato a Maurizio Costanzo, invece, ”mi dissero che fu per vendetta, per una trasmissione che aveva fatto”. Secondo Di Filippo, i componenti del gruppo di fuoco – fra cui lo stesso Grigoli -, erano anche preoccupati di essere rintracciati dagli investigatori per colpa della scarsa organizzazione degli spostamenti che c’era stata in occasione degli attentati.

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18 Gennaio 2011, 14:59

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