15 Maggio 2014, 10:33
1 min di lettura
PALERMO – “Contro di me si è innescata una campagna denigratoria nonostante io abbia combattuto sempre la mafia con determinazione”. Lo ha detto l’ex ministro dell’Interno, Nicola Mancino, rendendo dichiarazioni spontanee durante il processo sulla trattativa Stato-mafia, in cui è imputato di falsa testimonianza. “Ho sempre servito lo Stato con lealtà, fedeltà, amore e in modo disinteressato”, ha aggiunto Mancino. “Ho fatto questo intervento davanti alla Corte perché sento il dovere di essere leale nei confronti della giustizia – ancora Mancino -. Ciò che conta non è la verità costruita, ma quella vera. Perché la storia sappia che non ci fu alcun cedimento”.
Mancino ha preso la parola al termine di una udienza dedicata all’ascolto delle intercettazioni delle sue conversazioni con l’ex consigliere giuridico del Quirinale Loris D’Ambrosio. Ai giudici della Corte d’Assise, Mancino ha tentato di dare la sua chiave di lettura di quei dialoghi che, secondo la Procura, dimostrerebbe un suo tentativo di condizionare le indagini condotte dalla Procura di Palermo. “Proprio in virtù di quella campagna denigratoria – ha aggiunto – mi rivolsi a D’Ambrosio e non certo per avere protezione o aiuto, ma per confidare a un amico l’amarezza e l’angoscio per ciò che si diceva su di me”. Mancino ha ricordato “l’emarginazione” subita dopo le pubblicazioni delle notizie di un suo coinvolgimento dell’inchiesta sulla trattativa.
L’ex ministro ha aggiunto: “Non mi aspettavo, né ho chiesto alcuna avocazione dell’indagine palermitana. A fronte di valutazioni differenti fatte da diverse procure sottolineai a Napolitano la necessità di esercitare funzioni di coordinamento”.
Pubblicato il
15 Maggio 2014, 10:33