Il quartier generale del clan |Dai summit ai pestaggi

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07 Giugno 2020, 17:00

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Piazza Trepunti, Giarre

GIARRE – Una bottiglia di birra è abbandonata su una delle panchine di piazza Trepunti a Giarre. Calpestando i ciottoli si ammira il panorama. La vista si perde nell’immensità di un paesaggio meraviglioso. Alcuni bambini giocano a pallone approfittando delle temperature estive. Al chiosco molti gustano gelato e granite. Solo le mascherine sui volti ricordano la convivenza con il coronavirus. Uno spazio finalmente  restituito alla comunità giarrese dopo l’inquinamento dei veleni della mafia.

Da qui, purtroppo, un boss del clan Brunetto per anni ha controllato la zona. All’angolo, con “la copertura” della lavoro di fruttivendolo ambulante, Pippo Andò ha creato il suo ‘presidio mafioso”. ‘U cinisi è finito in gattabuia nell’operazione Jungo dei carabinieri. In quelle carte la piazza di Trepunti spunta diverse volte. “Pippo Andò – racconta l’ex soldato dei Cintorino Carmelo Porto – lo conosco da più di dieci anni.  Carmelo Oliveri mise come responsabile del clan Brunetto-Santapaola a Giarre. Andò vende frutta e verdura all ‘ingresso di Giarre, zona Trepunti, con un autocarro, ed è solito fare incontri con altri esponenti del clan nella piazza in cui staziona di solito”. Le dichiarazioni del pentito sono il puntino sulle i. Perché già dalle intercettazioni dei carabinieri emerge come Trepunti fosse la zona per incontrarsi, discutere di affari, ma anche risolvere con le maniere forti qualche problemuccio.

Giuseppe Andò

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“Là sopra” era il nome in codice usato dagli affiliati dal clan Brunetto per indicare piazza Trepunti, “dove c’è il chiosco”, annota il gip. Qui si davano appuntamento tutti i vertici mafiosi della zona. Le telecamere piazzate dai carabinieri – durante le indagini – hanno immortalato l’arrivo di una Fiat Panda con il cofano aperto. A bordo c’era Giuseppe Campo, u fantino, affiliato al clan Santapaola di Riposto, “capeggiato – scrive il gip – da Benito La Motta”. Dalle microspie gli investigatori sono riusciti a scoprire che l’argomento del “summit” era un debito di un personaggio di Zafferana Etna, “che doveva soldi ad entrambe le frange del clan Santapaola”. Pippo Andò “affermava che intendeva costringere l’uomo a saldare il debito di 7.000 euro privandolo con la forza del camion, anche se questo sembrava avere un valore inferiore”.

Non è la prima volta che ‘u cinisi è ricorso alla violenza. Giampiero Starrantino è stato pestato proprio a piazza Trepunti perchè non ha pagato “delle partite di droga”. Massacrato a botte, come ha dimostrato anche il referto medico.  Non c’è stata alcuna denuncia, i carabinieri sono riusciti a ricostruire l’aggressione attraverso le intercettazioni. Valerio Di Stefano e Piero Patanè hanno discusso in auto.“A ottocento..scrivilo tu un attimo e sto venendo, ho le cose addosso, appena arriva Gianpiero, mi chiami”. Il gip fornisce una spiegazione: “lo Starrantino doveva essere iscritto sul libro mastro dei crediti per 800 euro di cui evidentemente era debitore al sodalizio”. Ma il debito è stato molto più alto. Alessandro Andò “ricordava al fratello Emanuele che “Gianpiero” doveva dargli 3.000 euro e costui manifestava l’intenzione di spaccargli la testa e togliergli l’autovettura per recuperare il credito”, si legge ancora negli atti della magistratura. Pippo Andò è stato esplicito parlando con Leonardi: aveva intenzione di“sfasciarlo di botte”. È così ha fatto.

A piazza Trepunti Andò ha incontrato anche Andrea Leonardi per discutere del libro mastro del pizzo. “Faceva il resoconto di una serie di esercizi commerciali sottoposti ad estorsione (chiamata “il regalo”), fra cui un bar gestito a Fondachello da Pippo Spina, inteso “U magnetico”, che pagava 500 euro a Maurizio Viscuso e con riferimento al quale Andò – riassume il gip – voleva recuperare la parte spettante loro; un non meglio identificato lido balneare gestito da una donna; una concessionaria Peugeot per la quale Giuseppe Andò sollecitava il Leonardi a recarvisi”.

Ma oltre a tangenti, a Trepunti si discuteva anche di droga, la prima fonte di guadagno dei Brunetto. Alcuni chili di marijuana Andò li ha nascosti anche tra i carciofi, come ha confidato al nipote. E mentre ha fatto finta di vendere frutta, ‘u cinisi ha “sorvegliato” la porta d’accesso di Giarre. La piazza è vicino allo svincolo autostradale. Una volta, infatti, Andò ha avvisato “il nipote della presenza di personale dell’unità cinofila dei Carabinieri”. Insomma quella finestra sulla bellezza dell’Etna sarebbe stata per un periodo la base logistica del clan. Un furto che Giarre non potrà più tollerare.

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07 Giugno 2020, 17:00

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