22 Gennaio 2019, 14:33
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PALERMO – Così com’è concepito, il reddito di cittadinanza escluderebbe le persone che vivono in condizioni di disabilità: lo sostengono associazioni e voci autorevoli che in Sicilia si battono per l’uguaglianza dei diritti, e la protesta dilaga a livelli nazionali. Al centro delle polemiche una serie di punti che il decreto fortemente voluto dal Movimento Cinque Stelle non contemplerebbe, tra cui il rapporto del reddito di cittadinanza con le pensioni di invalidità, e la rigidità dei vincoli per ottenere il sussidio.
Di “bufala del reddito di cittadinanza” parlano l’Anffas Sicilia e la Fish, Federazione italiana per il superamento dell’handicap: “Vengono considerate alla stregua di un reddito le stesse pensioni di invalidità – sostiene in un comunicato congiunto Vincenzo Falabella, presidente di Fish, supportato anche da Antonio Costanza, vicepresidente di Anffas Sicilia – criterio che avevamo chiesto fosse espunto dal decreto. Inoltre nessun coefficiente aggiuntivo considera la presenza di una persona disabile nel nucleo”.
Il vicepremier Luigi Di Maio aveva sottolineato l’inclusione nel reddito di cittadinanza di circa 250mila nuclei familiari in cui è presente una persona in condizioni di disabilità. “Si gioca con i numeri”, è la replica di Falabella. “In Italia, e ce lo dice Istat, esistono 1 milione 700mila nuclei in condizione di povertà assoluta. Questi rappresentano, per dichiarazione dello stesso governo, la platea dei beneficiari del reddito e della pensione di cittadinanza. All’interno di quei nuclei poveri assoluti vi sono anche persone con quella disabilità che è una delle prime cause di impoverimento”.
Secondo le associazioni, le conseguenze sarebbero due: nessun aumento delle pensioni di invalidità, e un importo del reddito di cittadinanza più basso per le famiglie con una persona in condizioni di disabilità, un titolare di pensione sociale o un giovane che percepisce una borsa lavoro. “Per come è articolato il testo – sostengono Anffas Sicilia e Fish – i nuclei in cui sono presenti persone con disabilità, titolate di pensione di invalidità civile, verranno inequivocabilmente trattati meno favorevolmente delle famiglie in cui non sia presente una persona non autosufficiente o con disabilità. E questo a identica situazione di povertà assoluta”.
Alcune incongruenze sulle restrizioni per ottenere il reddito di cittadinanza sono segnalate da Lunia Ales, psicologa siciliana costantemente impegnata in battaglie di sensibilizzazione e membro del comitato Siamo handicappati no cretini. “Approfondirò insieme al comitato – dice – ma tutto sommato pare i vincoli siano uguali a prescindere dalla personale condizione di disabilità. Per cui mi chiedo: appurata l’abilità al lavoro, se già in generale si parla di categorie protette e da agevolare perché la difficoltà di inserimento lavorativo è fortemente specifica e compromessa, come si fa ad applicare gli stessi vincoli?”.
La base di partenza per le complicazioni evidenziate, secondo Ales, è una generale vaghezza del decreto. “Già è poco chiaro a chi non ha una disabilità – osserva -. per chi vive questa condizione è il caos più totale, soprattutto per il concetto stesso di pensione di invalidità, per le conseguenze concettuali e strutturali nel mondo lavorativo, per gli importantissimi risvolti individuali e sociali di un’attività lavorativa per chi vive una condizione di emarginazione. Non contemplare le persone con disabilità quando si parla di reddito di cittadinanza e lavoro significa sottolineare, ancora una volta, l’esclusione tout court di una categoria già fragile di per sé”.
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22 Gennaio 2019, 14:33