Il reietto con la corda al collo | È il povero fratello Giuda

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15 Aprile 2017, 20:06

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PALERMO – Giuda, nessuno ha mai sprecato almeno una riga, una parola, per l’apostolo vendutosi per trenta denari che preferì legarsi una corda intorno al collo. Forse uno, anni fa, si chiamava Primo Mazzolari. Un prete scomodo, schietto, senza peli sulla lingua, ripetutamente punito dalla Gerarchia ecclesiastica. Fino a quando Papa Giovanni XXIII lo riabilitò pienamente e Paolo VI lo definì un profeta. Già, don Primo, il prete che “ubbidiva in piedi” ai suoi superiori, in una messa, celebrata in una povera chiesa con poveri parrocchiani, dedicò un’intera omelia al “povero fratello Giuda”.

Il reietto, l’infame, la spia, il traditore, chiamato “fratello”. Scandalo! Mai si era giunti a tanto. Su Giuda cala piuttosto un silenzio sprezzante ogni Venerdì Santo. Mentre attendiamo, credenti e non credenti, la Resurrezione del Figlio di Dio fattosi carne nessuno osa distogliere lo sguardo dal Sepolcro per rivolgerlo all’albero dannato da cui penzola impiccato, in putrefazione, il peggiore di tutti. Sì, che volete, chi ha tradito il Messia in persona non può che essere il peggiore di tutti. Ci viene comodo, del resto, pensare che possiamo avere commesso i peccati più abominevoli, tanto ci sarà sempre lui, Giuda, in fondo alla fila, è lui il peggiore di tutti.

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E non ci preoccupiamo di quel corpo appeso, non ci degniamo di interrogarci sugli ultimi attimi di vita di quel disperato che magari improvvisamente, chi lo può dire, aveva compreso di essere diventato il peggiore di tutti, per sempre, fino alla fine dei tempi. “Povero fratello Giuda”, il reietto, l’infame, la spia, il traditore del Signore senza alcuna possibilità d’appello. Ci siamo sostituiti a Dio, lo abbiamo gettato con le nostre mani nelle fiamme dell’inferno, ci viene comodo avere all’occorrenza un miserrimo su cui puntare il dito.

E se così non fosse? Se, invece, nell’ultimo suo respiro strozzato, divorato dal rimorso e dalla vergogna, avesse chiesto perdono al Tradito? Anche Pietro, subito dopo, tradì il Maestro ben tre volte scoppiando in un pianto dirotto. Chiese perdono e rimase la roccia su cui il Risorto ha edificato la sua Chiesa. Che ne sappiamo? Che ne sappiamo noi di quel che può essere passato nella mente e nel cuore dell’infido Giuda, lì solo, senza testimoni, senza pie donne ad asciugargli il sudore della morte. Come ci permettiamo di giudicarlo, chi siamo noi per averlo condannato. Che delusione, per qualcuno, solo immaginare che potrebbe trovarsi in Paradiso lasciando libero il posto del peggiore di tutti. Me lo auguro, te lo auguro “povero fratello Giuda”.

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15 Aprile 2017, 20:06

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