09 Febbraio 2016, 20:52
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PALERMO – “Sentivamo addosso il peso e la responsabilità, eravamo consapevoli che era un momento storico”. Così Alfonso Giordano, Presidente della Corte d’Assise del Tribunale di Palermo nel maxiprocesso alla mafia siciliana, racconta in un’intervista a Storiacce su Radio 24, le emozioni provate esattamente 30 anni fa, quando il 10 febbraio 1986 iniziò l’ormai celebre processo. “Il maxiprocesso ha segnato una svolta – ha aggiunto Giordano – Lo dobbiamo all’intuizione di Giovanni Falcone. Pretese un giudizio coinvolgendo circa 500 persone, un giudizio cumulativo che oggi forse non si potrebbe nemmeno più fare con questo nuovo codice di procedura penale”. Giordano, nell’intervista ha anche parlato delle analogie tra il maxiprocesso di Palermo e quello a Mafia Capitale: “Qualche analogia c’è certamente – ha detto – Non solo, ma ci sono forse difficoltà analoghe. Non identiche, intendiamoci, ma analoghe”. Ad esempio “per il fatto che questa mafia è fatta anche di persone di una certa influenza e quindi faranno di tutto per sfuggire a una sentenza veramente giusta”. “Quel processo fu una pietra miliare nella storia d’Italia. Il maxiprocesso ha determinato l’inizio della fine di Cosa Nostra”, aggiunge il presidente Giordano, che racconta anche di “essere ancora fermato per strada dalla gente, come testimonianza di gratitudine”.
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09 Febbraio 2016, 20:52