31 Luglio 2009, 10:12
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Ieri sera, ufficialmente, è cominciato il risorgimento siciliano. Narrano le cronache – sempre più tendenti al culinario – che Silvio Berlusconi e Gianfranco Miccichè, più altri commensali, hanno siglato il ritrovato afflato nel segno del Sud, con una cena al ristorante “I capricci siciliani”. Piatto forte: la caponata. Ci sembra un fatto degno di nota. La caponata, pietanza simbolica, vessillo mediatico del sicilianismo che dalla stoviglia si trasferisce alla politica, via stomaco, e si invera. Ha fatto bene lo scaltro Miccichè – come consigliato da questo giornale – a non fidarsi degli infingardi pomodorini al riso di Palazzo Grazioli. Piatto troppo contaminato, piatto traditore e subdolo (fuori freddi, dentro palla di fuoco a diciottomila gradi), piatto indicatore di un doppiofondo, di una magagna. Invece con la schietta e fresca caponata si può stare tranquilli. E’ un cibo, come si dice, da mezza parola. Solo che adesso Calderoli pretenderà, per equilibrare, la polenta obbligatoria a colazione anche a Pachino.
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31 Luglio 2009, 10:12