29 Aprile 2012, 08:12
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Palermo si sta risvegliando. “Ma perché proprio adesso?” si chiede Gianni Allegra, vignettista satirico e pittore. I riferimenti sono, chiaramente, all’occupazione del Teatro Garibaldi e forse anche ai Cantieri Culturali della Zisa a pochi mesi dalle elezioni. In una comunità artistica ancora divisa, il “grande artista” secondo Allegra è un altro.
Il degrado di Palermo è visibile. La cultura a Palermo invece dov’è?
“Il degrado di Palermo è già il risultato dell’assenza di ogni sensibilità. Sono stati dieci anni di devastazione hanno annichilito ogni istanza artistica. La maggior parte degli artisti palermitani sono come sospesi. Non li vedo emancipati. Ogni tanto si genera un piccolo exploit. Vedo artisti salire sul carro del vincitore. Io ci sono sempre stato.Come mai questi grandi movimenti proprio vicino alla campagna elettorale? Dov’erano durante il periodo nero? Lì dovevano esserci stati tanti spiriti liberi per stimolare la cittadinanza. Adesso mi puzza. Se l’amministrazione dovesse cambiare colore, se dovesse salire la sinistra, Orlando o Ferrandelli, si tornerebbe a parlare di cultura e di arte. E’ facile diventare artisti quando c’è chi ti dà una mano. A me interessa di più l’artista che agisce nel momento in cui nessuno è disposto a finanziare quello che fai. Se dovesse vincere la destra ritorneremo a stare nelle nostre casucce fino alla prossima tornata elettorale? Per carità, si deve far tutto, anzi, meglio tardi che mai, ma perché non c’erano cinque anni fa? Poi questi artisti non li vedo solidali tra loro”.
C’è una sorta di rivalità?
“Anche in una piccolo centro ho visto grande interesse attorno all’arte. Palermo invece si è provincializzata. Non sei un grande artista quando alle spalle hai un mecenate e puoi fare quello che fai. Il problema è che a Palermo non esiste una comunità artistica. Non c’è un tutti per uno, uno per tutti. Non so se quello che dico mi potrà penalizzare, ma lo dico”.
Lei è un vignettista satirico. Che ruolo ha la satira in una Palermo condizionata, specie nella cultura, dagli schieramenti politici che la governano?
“La satira in questa città ha il ruolo che aveva in origine. Ma guai a cavalcare l’aria che tira. Ed è anzi più divertente fare satira sulla propria parte politica. Sai già che parlando di Costa e di Cammarata fai della satira onesta. Io sono schierato a sinistra e sono le contraddizioni interne alla mia parte politica da fare esplodere”.
Servirà questo a Palermo?
“Ormai ho una certa età, non credo alle favole. Non credo di arrivare al cuore delle persone. Ma credo nella satira come strumento per difendere il diritto di informazione”.
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29 Aprile 2012, 08:12