01 Luglio 2020, 12:16
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PALERMO – L’ultima volta risale al 29 aprile. L’Ars era nel bel mezzo della maratona per la Finanziaria e davanti alla richiesta di voto segreto su un emendamento alla manovra, avanzata dal renziano Luca Sammartino, Nello Musumeci si alzò in Aula lanciando la sua invettiva contro il deputato catanese e lasciando Palazzo dei Normanni subito dopo: “Lei si dovrebbe vergognare, in un momento in cui tutta la comunità siciliana si aspetta chiarezza da questo Parlamento lei chiede di votare di nascosto. Mi auguro che di lei e di quelli come lei si possa presto occupare ben altro palazzo”. Parole che furono stigmatizzate dal presidente di Sala d’Ercole, Gianfranco Miccichè (“un comportamento che non giustifico”).
“IL MARCHESE DEL GRILLO…”
A distanza di 63 giorni da quel burrascoso addio il presidente della Regione torna a Sala d’Ercole per prendere la parola e relazionare al Parlamento sull’attività di governo i questi primi due anni e mezzo trascorsi sul ponte di comando di Palazzo d’Orleans. A surriscaldare il clima alla vigilia ci hanno pensato Claudio Fava e il Movimento cinque stelle. Il presidente dell’Antimafia regionale nel giro di 48 ore ha paragonato Musumeci prima al Marchese del Grillo, impersonato da Alberto Sordi in un indimenticabile film di Mario Monicelli reso celebre dalla frase “Io so’ io, voi non siete un c…”, e poi, dopo la difesa del capogruppo di Diventerà bellissima Alessandro Aricò, a un generico “aristocratico” che “manda gli altri a far figuracce”. La polemica con Db era nata dopo il primo comunicato in cui Fava rimarcava quello che a suo avviso è “il disprezzo” del governatore verso il Parlamento che “ogni sei mesi” dovrebbe potere apprendere dell’attività del governo. Frasi a cui Aricò aveva replicato così: !Sostenendo che Nello Musumeci non rispetta il Parlamento regionale il deputato Claudio Fava afferma il falso: il presidente della Regione terrà l’1 luglio la relazione di metà mandato”. A quel punto la controreplica del deputato dei Centopassi che ha sottolineato la mancata deposizione della relazione “almeno cinque giorni prima”.
IL REGOLAMENTO DELL’ARS
I cinque giorni reclamati dal presidente dell’Antimafia regionale sono messi nero su bianco dal regolamento dell’Assemblea: l’articolo 160 bis, infatti, prevede che la discussione sulla relazione in Aula avvenga “non prima” di cinque giorni dalla distribuzione del testo ai deputati e “non oltre” quindici giorni. Il Movimento cinque stelle ha rincarato la dose: “Musumeci ha paura di consegnare la relazione?”, le parole del capogruppo Giorgio Pasqua che ha poi aggiunto: “Senza la visione preventiva della relazione infatti, le opposizioni non possono valutarne il contenuto”. Schermaglie che danno l’idea del clima che si respirerà tra poche ore a Sala d’Ercole, dove nelle scorse settimane il governo è riuscito, non senza difficoltà, a far passare un proprio maxi emendamento alla legge sulla semplificazione amministrativa.
IL PRECEDENTE DELLA LEGGE SUI RIFIUTI
Un rapporto spesso complicato quello tra il presidente della Regione e Palazzo dei Normanni. Nel novembre del 2019 a cadere nella rete del voto segreto fu la riforma dei rifiuti targata Pierobon e anche in quell’occasione Musumeci sfogò la sua rabbia contro i deputati di Sala d’Ercole: “La legge sui rifiuti che deve mettere ordine e contrastare la criminalità organizzata non si può fare con un Parlamento che si nasconde dietro il voto segreto – furono le parole del governatore -. Chi è che non ha il coraggio di metterci la faccia insieme al nome e cognome? Chi vuole nascondersi dietro uno strumento di viltà? Dopo un anno dalla presentazione del disegno di legge sulla riforma da parte del governo e ventinove sedute di Commissione, una parte dell’Assemblea regionale ha deciso di bloccare tutto. Qualcuno, fuori dal Palazzo, brinda e ringrazia”. In quell’occasione Musumeci si spinse a giurare che avrebbe rimesso piede in Aula soltanto dopo l’abolizione del voto segreto”. Dopo qualche mese, invece, il ritorno a palazzo dei Normanni e in aprile il nuovo incidente sulla Finanziaria che ha messo a punto le misure contro la crisi economica nata dal lockdown.
GLI EQUILIBRI NEL CENTRODESTRA
A complicare ulteriormente le cose per la coalizione di governo c’è anche la deroga concessa al gruppo della Lega per il mantenimento in vita del gruppo parlamentare del Carroccio, sceso sotto la soglia minima dei quattro deputati dopo il ritorno di Giovanni Bulla all’Udc: la stessa concessione, al momento, non è stata stabilita dal Consiglio di presidenza per il gruppo Ora Sicilia, guidato dall’ex forzista Luigi Genovese. La decisione, in questo caso, è stata rinviata. In questa situazione non facile per il governo, tuttavia, filtrano notizie di un dialogo avviato tra il governatore e il presidente dell’Ars. Secondo quanto rivela ‘la Repubblica’ tra i due, spesso in contrapposizione, ci sarebbe stato “un contatto” che potrebbe risultare utile reciprocamente perché entrambi alle prese con l’attivismo della Lega che è in cerca di alleanze per le Amministrative d’autunno. Sul tavolo ci sarebbe anche l’ipotesi di un piccolo rimpasto che consentirebbe a Forza Italia di appianare alcune divergenze interne.
DUELLO M5S-ATTIVA SICILIA
Qualche turbolenza potrebbe arrivare anche nella discussione del ddl presentato dai transfughi del Movimento cinque stelle, ora in Attiva Sicilia, che punta ad attribuire la delega riguardante l’attività di promozione e valorizzazione delle tradizioni e dell’identità siciliana alla presidenza della Regione, sottraendola all’assessorato ai Beni culturali che al momento è nelle mani della Lega con Alberto Samonà. Il testo dovrà essere esaminato in prima battuta dalla commissione Affari istituzionali ma dal Movimento cinque stelle arriva una prima stoccata agli ex colleghi di gruppo con una particolare lettura del ddl: “Cambiare il nostro ordinamento per rimediare a una scelta infelice di Musumeci, senza valutarne gli effetti, è contro ogni principio di buon senso”, hanno messo a verbale Gianina Ciancio e Salvo Siragusa, deputati di lungo corso dei pentastellati. La tesi sostenuta è che Attiva Sicilia voglia togliere le castagne dal fuoco a Musumeci e “mettere a tacere” le polemiche sulla Lega e Samonà. “Stupidaggini col botto”, la replica del capogruppo di As Matteo Mangiacavallo che ha aggiunto: “C’è chi come noi ragiona sulle cose e porta in Commissione un disegno di legge che è logica conseguenza dello Statuto siciliano e chi è rimasto inchiodato al no pregiudiziale con i risultati che sono evidenti in Sicilia come in tutta Italia”.
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