19 Agosto 2015, 11:37
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È trascorso un mese da quel 18 luglio, quando a Palermo, di fronte al capo dello Stato, il dottor Manfredi Borsellino interveniva, pronunciando parole pesanti come un macigno, nella giornata dedicata al ricordo della uccisione di suo padre Paolo e degli agenti della sua scorta.
Sarebbe ingenuo pensare che ad appena trenta giorni di distanza, le parole del dottor Borsellino possano essere rimosse come mai pronunciate. Il suo richiamo alla “croce” é più di una immagine di dolore personale: è il fallimento di una proposta politica, quella di Crocetta, che in campagna elettorale ne aveva “brandito” il cognome – per noi “sacro”! – indicando al popolo che in quella novità ci sarebbe stata la portata rivoluzionaria del crocettismo.
Lucia Borsellino era stata, infatti, una sorta di co-candidata: una scelta “morale” per dare forma a un progetto politico; le sue dimissioni (per le ragioni di incompatibilità morale evocate) e le parole del fratello hanno archiviato quella originaria proposta di governo e la riducono a ciò che è stata e continua ad essere: una impostura.
In un settore strategico come la sanità, il modello-Tutino rischia di apparire solo come la punta dell’iceberg di una pratica assai diffusa nell’Isola, con buona pace delle competenze professionali senza tessere di partito e degli sforzi, alcuni anche efficaci, compiuti in questi ultimi anni, da Massimo Russo alla stessa Lucia Borsellino. Vien da chiedersi, semmai, se forse con troppa ingenuità ella si è troppo a lungo fidata degli stessi che la hanno utilizzata e vorrebbero continuare a farlo.
Il PD, l’Udc e l’intera maggioranza di centrosinistra si nascondono dietro la convinzione di quella parte dei siciliani che accomuna tutto il Parlamento nella responsabilità di lasciare in sella il governatore. Tutti, anche a chi – come noi – ha provato per due volte a mandarlo a casa con una mozione di sfiducia bocciata con il voto determinante di una decina di voltagabbana, le cui facce spero rimangano scolpite nella mente dei loro elettori!
La palla, dunque, resta in mano al PD e ai deputati amici del governatore (poco importa se amici per il cuore o per la poltrona). Noi, invece, la vogliamo consegnata al popolo, che si é largamente riconosciuto nella foto dell’abbraccio tra Sergio Mattarella e Manfredi Borsellino; un abbraccio che ha diradato le nubi sulla devastante crisi che investe oggi la Sicilia.
Se le accuse mosse un mese fa all’esecutivo di centrosinistra fossero state rivolte ad un governo regionale di centrodestra, si sarebbe arrivati alla mobilitazione di piazza, alla indignazione popolare, allo sciopero dei servizi primari. Ed invece? Tutto tace, nella apparente indifferenza generale. Come dire: abbiamo scherzato. La minacciosa intercettazione non c’è mai stata, se tutte le Procure dell’Isola negano di averla; l’incauto presidente della Repubblica si è, quindi, clamorosamente sbagliato nell’esprimere solidarietà e come lui il presidente del Senato e quello del Consiglio; l’assessore Lucia Borsellino era solo fisicamente stanca e le inequivocabili parole di Manfredi erano il naturale epilogo di un falso allarme reso noto da un rotocalco alla ricerca di scoop.
Sono passati appena trenta giorni, eppure sembrano trent’anni, in una terra che appare senza memoria. Ma nonostante tutto questa terra diventerà bellissima.
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19 Agosto 2015, 11:37